Attualità/Ispra presenta il Rapporto Rifiuti Urbani 2016

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ROMA – L’Italia tende a produrre sempre meno rifiuti. Nel 2015 sono stati 29,5 milioni di tonnellate i rifiuti urbani, facendo rilevare una riduzione di -0,4% rispetto al 2014 e un calo complessivo, rispetto al 2011, di quasi 1,9 milioni di tonnellate (-5,9%). A calare di più è il Centro Italia (-0,8%), che in valori assoluti produce 6,6 milioni di tonnellate di rifiuti, mentre il Nord si mantiene sulla media nazionale (-0,4%) con un quantitativo prodotto pari a 13,7 milioni di tonnellate; al Sud la produzione si contrae dello 0,2% (9,2 milioni di tonnellate).

Sono 11 le regioni italiane a segnare una riduzione della produzione dei rifiuti urbani nel 2015. In particolare, una decrescita di poco inferiore al 3% si osserva per l’Umbria e cali superiori o pari al 2% per la Liguria, il Veneto e il Lazio. Il Trentino Alto Adige, la Basilicata e la Calabria mostrano riduzioni rispettivamente pari all’1,4%, 1,1% e 1%, mentre per Lombardia, Marche, Puglia e Sardegna la contrazione risulta inferiore all’1%. Al contrario, piccole percentuali di crescita al di sotto dell’1% si rilevano per Sicilia, Molise e Toscana mentre al di sopra di tale soglia si attesta la variazione percentuale dell’Emilia Romagna (+1,1%) e del Friuli Venezia Giulia (+1,6%).

In base ai valori pro capite, che tengono conto della produzione di rifiuti in rapporto alla popolazione residente, l’Emilia Romagna è la regione che produce più rifiuti per abitante (642 kg pro capite nel 2015), seguita dalla Toscana con 608 kg, a fronte di una media nazionale di 487 kg. Scendendo nel dettaglio delle province, è Reggio Emilia quella con il più alto valore di produzione pro capite (750 kg per abitante per anno), seguita da Rimini (726 kg). Seguono Ravenna e Forlì-Cesena, Prato e Livorno, Olbia-Tempio Pausania, tutte con produzione pro capite superiore a 650 kg per abitante per anno.


Quanto costano i servizi di igiene urbana

Condotta su un campione di circa 5800 Comuni (corrispondenti a oltre 48,6 milioni di abitanti), l’indagine rileva un costo medio nazionale annuo pro capite dei servizi di igiene urbana pari a 167,97 euro/anno. Di questi, i costi di gestione dei rifiuti indifferenziati e delle raccolte differenziate ammontano rispettivamente a 58,98 ed a 46,35 euro/anno, lo spazzamento e lavaggio delle strade a 22,53 euro/anno, i costi comuni a 32,09 euro/anno e, infine, i costi di remunerazione del capitale a 8,01 euro/anno.

Aumentano con il crescere della dimensione comunale i costi annui pro capite, passando dai 131,76 euro/abitante per anno per i Comuni con una popolazione inferiore ai 5 mila abitanti ai 191,03 euro per i Comuni con più di 50 mila abitanti.

Sono stati determinati anche i costi di gestione delle raccolte differenziate delle principali tipologie di materiali. In particolare, i costi specifici in eurocentesimi/kg, calcolati come medie nazionali, risultano, nel 2015, di 15,7 per la carta e cartone, 10,7 per il vetro, 16,5 per la plastica, 21,1 per la raccolta multimateriale, 10,6 per i metalli, 9,4 per il legno, 18,6 per i tessili, 22,1 per la frazione umida, 9,2 per la frazione verde, 38,3 per gli oli commestibili esausti, 33 per gli pneumatici usati, 18,1 per i RAEE e 86,9 eurocentesimi/kg per le batterie e gli accumulatori esausti.


Raccolta differenziata

Nel 2015, la percentuale di raccolta differenziata raggiunge il 47,5% della produzione nazionale, facendo rilevare una crescita di + 2,3 punti rispetto al 2014 (45,2%), superando i 14 milioni di tonnellate. Nel Nord il quantitativo si attesta al di sopra di 8 milioni di tonnellate, nel Centro a quasi 2,9 milioni di tonnellate e nel Sud a 3,1 milioni di tonnellate. Tali valori si traducono in percentuali, calcolate rispetto alla produzione totale dei rifiuti urbani di ciascuna macroarea, pari al 58,6% per le regioni settentrionali, al 43,8% per quelle del Centro e al 33,6% per le regioni del Mezzogiorno.

Alla regione Veneto va la palma della raccolta differenziata nel 2015 grazie al 68,8%, seguita dal Trentino Alto Adige con il 67,4%. Entrambe le regioni sono già dal 2014 al di sopra dell’obiettivo del 65% fissato dalla normativa per il 2012. Seguono, tra le regioni più virtuose, il Friuli Venezia Giulia (62,9%), seguita da Lombardia, Marche, Emilia Romagna, Sardegna e Piemonte, queste ultime cinque con tassi superiori al 55%. Tra 45% e 50% si collocano Abruzzo, Umbria, Campania, Valle d’Aosta e Toscana. Liguria e Lazio sono di poco al di sopra del 35%, mentre superano il 30% la Basilicata e la Puglia. La Calabria è la regione che fa segnare la maggiore crescita della percentuale di raccolta differenziata, +6 punti rispetto al 2014, anche se il 25% la colloca ancora al penultimo posto tra le regioni, seguita solo dalla Sicilia (12,8%). Sfiorano i 5 punti di crescita Valle d’Aosta e Lazio.

Quanto alle province, i livelli più elevati di raccolta differenziata si rilevano, analogamente ai precedenti anni, per Treviso, che nel 2015 si attesta all’84,1%. Prossimo all’80% è il tasso della provincia di Mantova (79,9%) e pari al 78,4% quello di Pordenone. Al di sopra del 70% si collocano anche Belluno, Trento, Macerata, Parma e Vicenza. Le peggiori province italiane per la raccolta differenziata sono, invece, tutte in Sicilia: con valori inferiori o di poco superiori al 10%: Palermo (7,8%) Siracusa (7,9%), Messina (10,1%) e Enna (10,8%).

La tipologia di rifiuto che si raccoglie di più è sicuramente quella organica (umido e verde), che da sola rappresenta il 43,3% della raccolta differenziata in Italia. L’ ‘umido’ continua nel trend di crescita degli ultimi 5 anni: nel 2015 ha superato i 6 milioni di tonnellate ed è aumentato del 6,1% rispetto al 2014. A livello nazionale ogni abitante raccoglie in media oltre 100 kg di frazione organica a testa.


Seconda tipologia più raccolta in modo differenziato è la carta e il cartone (22,5% del totale), con una leggera contrazione rispetto al 2014, – 0,1%. La raccolta di questa frazione è di poco inferiore a 3,2 milioni di tonnellate. Dopo frazione umida e carta, è il vetro la terza tipologia di rifiuti più differenziata: pari a 1,7 milioni di tonnellate, segna una crescita del + 3,3% rispetto al 2014. Seguono poi plastica (1,2 milioni di tonnellate), legno (695 mila tonnellate), metallo (260 mila tonnellate) e rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche RAEE (223 mila tonnellate). Per quest’ultima frazione, dopo l’andamento in calo rilevato tra il 2010 e il 2013, si rileva una crescita del +2,1% tra il 2013 e il 2014 del +4,3% nell’ultimo anno. La normativa prevede per i Raee un obiettivo di raccolta pari a 4 kg per abitante per anno: le macroaree Nord e Centro lo superano rispettivamente con 4,7 e 4 kg, mentre il Sud, con 2,1 kg risulta ancora lontano.

Buone possibilità per l’Italia di centrare l’obiettivo riciclaggio europeo, anche prima del 2020. La direttiva 2008/98/CE prevede un target del 50% da conseguire entro il 2020 per la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti urbani. Secondo la metodologia di calcolo adottata dall’Italia, la percentuale si attesta al 46%. Considerando l’aumento dei tassi di riciclaggio osservati negli ultimi anni, l’obiettivo del 50% potrebbe essere conseguito prima della scadenza del 2020.


La gestione dei rifiuti

In via generale va rilevato che non tutte le regioni sono dotate delle necessarie infrastrutture di trattamento dei rifiuti, ed in maniera particolare di quelle deputate al riciclo delle frazioni merceologiche raccolte in maniera differenziata. La scarsa dotazione impiantistica fa sì che in molti contesti territoriali si assista ad un trasferimento dei rifiuti raccolti, ovvero di quelli sottoposti a trattamento meccanico biologico, in altre regioni o all’estero dove la capacità di trattamento risulta superiore rispetto ai reali fabbisogni.

A livello nazionale si registrano significativi miglioramenti nel ciclo di gestione dei rifiuti urbani. Quelli smaltiti in discarica, nel 2015, sono circa 7,8 milioni di tonnellate, e fanno registrare una riduzione di circa il 16% rispetto al 2014 (quasi 1,5 milioni di tonnellate di rifiuti). Analizzando il dato per macroarea geografica, la riduzione maggiore si rileva al Nord (-26%), dove circa 680 mila tonnellate in meno di rifiuti sono smaltite in discarica. Al Centro (-14%) ed al Sud (-12%) si registrano riduzioni dello smaltimento più contenute, ma, comunque, significative. Sono 149 le discariche per rifiuti non pericolosi e pericolosi ad aver ricevuto rifiuti provenienti dal circuito urbano nel 2015 (23 in meno rispetto al 2014). Rispetto alla precedente indagine, aumenta di molto la percentuale di rifiuti sottoposti a trattamento prima dello smaltimento in discarica, che passa dal 70% del 2014 a circa l’86% del 2015; tuttavia, nonostante il divieto imposto dall’art. dall’art. 7 del d.lgs. n. 36/2003, nel 2015 ancora 1,1 milioni di tonnellate di rifiuti sono state smaltite in discarica senza il preventivo ed idoneo trattamento.

Il riciclaggio delle diverse frazioni provenienti dalla raccolta differenziata o dagli impianti di trattamento meccanico biologico raggiunge, nel suo insieme il 44% della produzione (nel 2014 era il 42%). Il 19% dei rifiuti urbani prodotti è incenerito, mentre circa il 2% viene inviato ad impianti produttivi, quali i cementifici o le centrali termoelettriche, per essere utilizzato all’interno del ciclo produttivo come fonte di energia e l’1% dei rifiuti viene esportato. Circa 5,2 milioni di tonnellate di rifiuti urbani sono recuperate in impianti di compostaggio e digestione anaerobica (+7% rispetto al 2014); di questi quasi 3,4 milioni di tonnellate sono avviati ad impianti di compostaggio, 1,6 milioni di tonnellate ad impianti di trattamento integrato anaerobico/aerobico, mentre poco più di 220 mila tonnellate sono trattate in impianti dedicati di digestione anaerobica.

L’incenerimento interessa quasi 5,6 milioni di tonnellate con un incremento del 5% rispetto al 2014. Nel 2015 sono operativi 41 impianti dislocati soprattutto al Nord (63%) in particolare in Lombardia e in Emilia Romagna. Dei 5,6 milioni di tonnellate di rifiuti avviati ad incenerimento circa la metà è costituita da rifiuti urbani tal quali, l’altra metà è rappresentata da rifiuti derivanti dal trattamento dei rifiuti urbani (frazione secca, CSS e, in minor misura, bioessiccato). Complessivamente vengono recuperati oltre 2,7 milioni di MWh di energia elettrica e 4,4 milioni di MWh di energia elettrica e termica. In crescita è il trattamento meccanico biologico dei rifiuti (+12, 5%) utilizzato ampiamente come forma di pretrattamento dei rifiuti da allocare in discarica. Sul territorio nazionale sono stati censiti 118 impianti di trattamento meccanico biologico operativi: 36 al Nord, 32 al Centro e 50 al Sud.

I rifiuti da imballaggio sono uno dei flussi monitorati dall’Unione Europea, che ha fissato specifici obiettivi di recupero e riciclaggio, attualmente in fase di riesame. La quantità avviata a recupero, si attesta ad oltre 9,6 milioni di tonnellate, corrispondenti al 78,6% dell’immesso al consumo, e segna un incremento del 5,4% rispetto al 2014. In termini quantitativi, la carta è il materiale che mostra l’aumento più elevato di rifiuti di imballaggio avviati a recupero, seguito dalla plastica, dal legno, vetro e acciaio.


Import/export dei rifiuti

L’export dei rifiuti è superiore all’import. I rifiuti del circuito urbano esportati, sono circa 361 mila tonnellate. L’Austria e l’Ungheria sono i Paesi verso i quali esportiamo le maggiori quantità di rifiuti urbani, rispettivamente il 27,5% e il 13,3% del totale esportato; seguono la Slovacchia con il 9,6% e la Spagna con il 7,5%.

L’Italia esporta soprattutto Combustibile Solido Secondario (CSS) derivante dal trattamento di rifiuti urbani (38,5% dei rifiuti esportati, prodotti soprattutto da impianti situati in Friuli Venezia Giulia), rifiuti di imballaggio (20,5%) costituiti da imballaggi in plastica e in carta e cartone e frazioni merceologiche da raccolta differenziata (14%), rappresentate prevalentemente da rifiuti di abbigliamento, carta e cartone.

Sono circa 205 mila tonnellate i rifiuti del circuito urbano importati nel 2015. Il maggior quantitativo proviene dalla Svizzera, con oltre 74 mila tonnellate, corrispondente al 36,3% del totale importato; seguono la Francia con il 17,6% e la Germania con il 15,6%. Circa la metà dei rifiuti provenienti dalla Svizzera, costituiti prevalentemente da rifiuti di imballaggio in vetro, sono destinati ad impianti di recupero e lavorazione del vetro situati perlopiù in Lombardia.

L’analisi dei dati evidenzia, inoltre, che la Lombardia è la regione che importa la maggiore quantità di rifiuti (oltre 87 mila tonnellate) il 42,6% del totale importato, seguita dalla Campania (circa 45 mila tonnellate) con il 21,9% del totale e dal Veneto (29 mila tonnellate) con il 14,4% del totale.


La situazione Europea

I dati più aggiornati sulla produzione e gestione dei rifiuti urbani nell’Unione Europea, disponibili nel database Eurostat, sono riferiti all’anno 2014. In Europa si registra una tendenziale riduzione dei rifiuti urbani prodotti. Gli ultimi dati Eurostat disponibili, quelli del 2014, indicano in circa 240,8 milioni di tonnellate la produzione di rifiuti della UE 28 e un calo dello 0,5% rispetto al 2013, anche se quello registrato tra il 2012 e il 2013 era stato più consistente (- 1,5%). Quanto alla gestione, nell’UE 28, circa il 28% dei rifiuti urbani gestiti è avviato a riciclaggio, circa il 16% a compostaggio e digestione anaerobica, mentre circa il 27% e il 28% sono, rispettivamente, inceneriti e smaltiti in discarica.


Per approfondire

Rapporto Rifiuti Urbani 2016 – Estratto