Siccità: in Emilia – Romagna nessun rischio di razionamento dell’acqua potabile

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(Foto Agenzia Dire)

L’Emilia – Romagna non corre il rischio di razionamento dell’acqua potabile. La rassicurazione arriva da Paola Gazzolo, assessore regionale all’ambiente, nonostante il perdurare di uno stato di siccità sempre più critico.  “La nostra è stata la prima Regione a richiedere la dichiarazione di stato di emergenza nazionale”, precisa l’assessore regionale. “Averla ottenuta in tempi rapidi ci pone nelle condizioni di dare risposte all’emergenza, in particolare nelle zone come la Val d’Arda, nel piacentino, dove il sistema di approvvigionamento dipende prevalentemente dalle acque superficiali”.

Situazione migliore si ha invece nel settore orientale dove la diga di Ridracoli (FC), che può contenere fino a 33 milioni di metri cubi d’acqua, è oggi piena per oltre il 60% con circa 20 milioni di metri cubi, utili a far fronte alla stagione estiva, anche sopperendo agli esigui volumi invasati nella Diga del Conca in territorio riminese.

Nel bolognese, sia le esigenze potabili che irrigue trovano risposta dall’invaso di Suviana che, con rilasci controllati, riesce a sopperire alle richieste.

Intanto, è stato convocato per oggi, martedì 25 luglio, un nuovo incontro dell’Osservatorio permanente per gli usi idrici del distretto padano durante il quale saranno analizzati l’andamento delle portate del fiume Po e dove si farà il punto sulla situazione in ogni regione del Nord Italia.  “La nostra richiesta – continua Gazzolo –  sarà di mantenere le portate a Pontelagoscuro al di sopra dei 450 metri cubi al secondo: una soglia di garanzia per la nostra agricoltura da Reggio Emilia al mare, tramite i prelievi effettuati dai Consorzi di Bonifica e dal Canale Emiliano Romagnolo, oltre che per il potabile della provincia di Ferrara e per contrastare l’aumento della salinità delle acque del fiume”. I casi di rifornimento idropotabile tramite autobotti sono limitati ad alcuni comuni delle province di Piacenza, Parma e Bologna. Si tratta soprattutto di comuni montani serviti da piccoli acquedotti rurali.


La situazione dei corsi d’acqua in Emilia-Romagna

Solo la portata del Trebbia, del Panaro e del Secchia limitatamente al tratto appenninico, risultano oggi al di sopra del deflusso minimo vitale, la soglia che garantisce il mantenimento dell’ecosistema fluviale. Lo rende noto Arpae con l’ultimo bollettino sullo stato idrologico dei fiumi dell’Emilia-Romagna. Secondo le rilevazioni di lunedì 24 luglio, la portata di tutti gli altri corsi d’acqua è al di sotto del deflusso minino, per i quali proseguono le limitazioni al prelievo di acqua.


CONSORZI DI BONIFICA: “LA SITUAZIONE PIU’ GRAVE AL NORD, DOVE MANCANO GLI INVASI

L’attenzione mediatica si concentra sul lago di Bracciano, ma resta l’Emilia – Romagna la regione con la più grave crisi idrica dove nell’invaso di Mignano (Piacenza) sono stati sospesi i prelievi per l’irrigazione, cosa che succederà a breve anche al vicino bacino di Molato, pieno solo per il 5% della propria capienza, con conseguenze gravissime per l’agricoltura“. Ad affermarlo è l’Anbi (Associazione nazionale dei Consorzi di Bonifica) che, in un comunicato traccia un report sullo stato degli invasi “a rischio secca”.

La situazione nel Centro Sud – commenta il presidente Francesco Vincenzi (nella foto) – è complessivamente meno grave che al nord grazie alla presenza di invasi a riempimento pluriennale, realizzati nei decenni scorsi grazie alla Cassa del Mezzogiorno. Ciò conferma la necessità del Piano nazionale degli Invasi da noi proposto insieme alla Struttura di Missione presso la Presidenza del Consiglio #italiasicura e di cui chiediamo l’inserimento di un primo finanziamento nella prossima Legge di Stabilità. Abbiamo già pronti 218 progetti, i cui cantieri potrebbero essere avviati entro breve, per un importo complessivo di 3 miliardi e 300 milioni da inserire nella più ampia strategia per 2.000 bacini medio-piccoli con un impegno finanziario ventennale pari a 20 miliardi di euro.”


Il presidente di Utilitalia Giovanni Valotti

VALOTTI (UTILITALIA): “UN PIANO IDRICO NAZIONALE PER COMBATTERE LA SICCITA'”

Con un intervento pubblicato oggi, martedì 25 luglio,  sul Corriere della Sera, il presidente di Utilitalia Giovanni Valotti traccia un quadro della strategia da intraprendere per far fronte ad un problema, quello della siccità, che deve essere affrontato ormai in modo strutturale. A partire dalla situazione del sistema idrico italiano, dove le perdite di rete  si attestano attorno al 35%, con punte del 50% nel Mezzogiorno.

E dove gli investimenti nel settore si aggirano attorno ad una media di 35 euro per abitante, contro una media europea di 100, cioè il triplo.

In analogia alla Strategia energetica nazionale – afferma dunque Valotti – c’è l’esigenza, non più differibile, di definire anche una Strategia idrica nazionale. Che significa assumere un orizzonte almeno decennale, definendo un piano di investimenti di ampio respiro e le relative priorità, immaginando un assetto industriale del settore che valorizzi operatori efficienti e competenti ed educando cittadini e imprese a un uso responsabile dell’acqua”.

E sul tema del finanziamento degli investimenti, Valotti afferma che “è meglio sostenere i costi per finanziare l’ammodernamento del sistema, piuttosto che pagare le multe all’Europa”.