Il valore dell’acqua: a Rimini focus sui prossimi affidamenti e sulla governance del servizio

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RIMINI – È un grande lavoro di squadra quello del servizio idrico integrato, dalla captazione alla depurazione delle acque reflue, come emerso nel corso del convegno “Il valore dell’Acqua”, che si è svolto venerdì 25 settembre, al Palacongressi di Rimini.

L’iniziativa, organizzata da Amir SpA, ha raccolto l’adesione di addetti ai lavori e stakeholder, associazioni di categoria e imprenditori, rivelandosi quell’occasione informativa che era nelle intenzioni dell’azienda, grazie al contributo delle autorità nazionale e regionale del settore, Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) e Atersir (Agenzia territoriale dell’Emilia-Romagna per i servizi idrici e rifiuti), e alla partecipazione delle associazioni di riferimento, Utilitalia e Confservizi Emilia-Romagna. Presente anche una larga rappresentanza di tutti i soggetti direttamente coinvolti, dalle società proprietarie delle reti agli amministratori degli enti pubblici soci dell’azienda Amir.

Spunto del focus il bando di gara, di tipo europeo, per l’affidamento della gestione del servizio nella provincia di Rimini (ad esclusione del comune di Maiolo).

Bando indetto da Atersir nel marzo 2019, oggi in procinto di aggiudicazione. “Un passaggio strategico, d’importanza collettiva – ha sottolineato l’amministratore unico di Amir Alessandro Rapone introducendo i lavori – Sia per l’impatto economico dell’operazione, dal valore di 2 miliardi, che per la prospettiva temporale, considerando che l’affidamento arriverà a scadenza a fine 2039. Noi oggi possiamo contare su servizio efficiente a costi sostenibili grazie a un modello con una sua specificità, forte controllo pubblico e gestione industriale capace di sostanziosi investimenti. Con questa procedura, un caso pilota a livello nazionale, stiamo anche constatando quanto sia sempre più decisivo il ruolo delle authorities a supporto delle scelte delle istituzioni”.

Si tratta effettivamente di una gara con una sua unicità – è intervenuto in proposito Andrea Guerrini, componente del Collegio Arera – Negli ultimi anni abbiamo assistito a numerose proroghe delle concessioni, giustificate soprattutto dai tempi degli investimenti. E mentre altrove si sta ancora discutendo sul da farsi qui il territorio ha già scelto, optando per la collaborazione con un socio industriale. Il tema su cui andrà fatta particolare attenzione è quello della governance, in modo che il pubblico mantenga poteri in termini di indirizzo e controllo”.

La procedura arriverà a conclusione nei prossimi mesi, ha anticipato Vito Belladonna, direttore di Atersir: “Questa iniziativa di Amir è un’ottima occasione per fare valutazioni più ampie sul servizio idrico integrato. A partire dal prelievo, che su scala regionale proprio in questi ultimi anni registra un leggero incremento, dai 106 metri cubi per abitante all’anno nel 2014 ai 110 del 2017. L’argomento va maneggiato con cura ma evidenzia come un livello tariffario contenuto in generale rischi di favorire la deresponsabilizzazione nel consumo”.

Nella sua relazione Belladonna ha richiamato molto l’attenzione sulle infrastrutture, con tanto di dati: “I gestori in Emilia Romagna hanno in carico circa 47.500 km di rete acquedottistica (3.000 km nel Riminese) e 25.500 di rete fognaria (2.500 a Rimini). In Italia si investono circa 40 euro per abitante all’anno nell’infrastruttura idrica; la media europea è di 100 euro. Sul bacino riminese tra il 2014 e il 2017 la mole di investimenti ha sempre superato i 20 milioni di euro all’anno, circa 60 euro pro capite, per un totale di 133 milioni nel quadriennio. Non solo. Rimini è stata capace di intercettare 14 milioni di contributi pubblici, per un’operazione di valenza straordinaria per il risanamento fognario. E nonostante in Emilia-Romagna ci siano diverse concessioni in scadenza, oltre a Rimini nei prossimi anni andranno al rinnovo anche Ravenna e Forlì-Cesena, si stanno continuando ad investire complessivamente circa 180 milioni l’anno. Un patrimonio, chiaramente non vendibile ma importate, dal valore di 476 euro per abitante, media piuttosto alta rispetto a quella dell’Italia (289 euro)”.

Proprio il livello degli investimenti sarà uno dei principali criteri per l’aggiudicazione della gara. Il parametro è stato fissato da Atersir in 20 milioni l’anno, circa 58 euro a residente l’anno. La realizzazione del Piano determinerebbe una crescita costante dei costi di capitale, stimati in 34,7 milioni a fine 2039 (circa 100 euro a residente l’anno).

La governance dell’acqua, nei suoi diversi aspetti, è una sfida del nostro tempo. Una sfida all’insegna della sostenibilità, considerando l’impatto che avrà il cambiamento climatico – è intervenuto Luigi Castagna, presidente Confservizi Emilia-Romagna (in allegato le slide presentate) – In Emilia-Romagna la temperatura aumenterà di 1,5 gradi di qui al 2050, progressivamente assisteremo ad un’accelerazione dei fenomeni estremi. Dovremo quindi saper governare l’acqua quando ce n’è molta ma soprattutto quando ce ne sarà poca, promuovendone un uso resiliente. Stoccaggio e interconnessione delle reti saranno decisivi”.

Il livello di servizio idrico che abbiamo oggi in Emilia-Romagna – ha proseguito – è dovuta a scelte istituzionali lungimiranti, come quella di dare vita ad aggregazioni territoriali ampie attraverso società di gestione a controllo pubblico improntate ad una logica industriale, quindi ad un elevato livello di investimenti. A fronte di un aumento degli investimenti la spesa media annua a famiglia (prendendo a riferimento una famiglia tipo di tre persone) è in leggera contrazione tra 2018 e 2019, 511 euro in regione, 553 a Rimini. Che il costo dell’acqua sia accessibile lo dimostra anche il fatto che secondo una recente indagine il 64,5% degli utenti non sa quanto costa al metro cubo, né che esiste il bonus sociale”.

Proprio il tema dell’affidamento su certi territori è stato elemento di freno allo sviluppo delle infrastrutture, quindi alla qualità del servizio. Basti dire che il 50% della rete ha più di 30 anni. Là dove è mancata la scelta di una gestione industriale, come è successo in particolare al sud, è venuta meno la capacità progettuale e d’investimento”, ha sottolineato Giordano Colarullo, direttore generale di Utilitalia, nel suo intervento, tornando indirettamente a respingere la proposta di riforma del settore per la ripubblicizzazione dell’idrico ad oggi rimasta sulla carta.

Il valore dell’acqua_presentazione Confservizi