L”Italia nel 2019 ha prodotto 154 milioni di tonnellate di rifiuti speciali. Nello stesso anno sono cresciuti in proporzione maggiore rispetto al Pil. Di questi rifiuti quasi nulla viene incenerito, per la maggior parte invece viene recuperato (133 milioni di tonnellate), oppure smaltito (32 milioni). Emerge dai dati sulla produzione e gestione dei rifiuti speciali in Italia dello studio Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale)presentato venerdì 10 settembre a Milano durante l’evento, promosso da Assoambiente, ‘Non solo rifiuti urbani. Rifiuti speciali la gestione che serve al sistema Paese‘, all’interno del ‘Verde e blu festival’. “Vogliamo accendere una luce su un settore di cui si parla poco”, così ha aperto l’incontro Chicco Testa, presidente di Assoambiente. “I rifiuti speciali hanno un impatto meno evidente sulla vita dei cittadini rispetto a quelli urbani. Tolto quando capitano fatti clamorosi restano invisibili. Eppure sono un fattore molto importante”.
Un fattore per cui, secondo Testa, il nostro paese “presenta una faccia duplice. Siamo molto virtuosi in alcune filiere mentre abbiamo gravi mancanze in altre, per cui siamo costretti a esportare parte di questi rifiuti”. Sulla questione dell’import/export Lombardia e Friuli-Venezia Giulia da sole si portano il grosso del saldo della bilancia commerciale dei rifiuti. Tutte le altre regioni, per via di una minore capacità di gestione, esportano più rifiuti di quanti ne importano. Per quanto riguarda in particolare i dati della Lombardia (sui quali è intervenuto l’assessore all’Ambiente Raffaele Cattaneo) nel 2018 sono stati prodotti 32,2 milioni di tonnellate di rifiuti speciali. Trend in decisa crescita (più del 35% rispetto al 2010). Crescita che è ancora più evidente se guardiamo alle dinamiche di import-export. “Ma considerando che la maggior parte dei rifiuti è destinato al recupero- commenta Cattaneo- questo è un fatto virtuoso dal punto di vista dell’economia circolare”.
Resta aperto il tema del disaccoppiamento, del quale ha parlato Alessandro Bratti, direttore generale dell’Ispra, ossia della possibilità di svincolare la crescita del Pil da quella dei rifiuti. “Per i rifiuti speciali il disaccoppiamento è più difficile che per i rifiuti urbani“, dice Bratti. “Ma bisogna considerare che, poiché la stragrande maggioranza di questi rifiuti viene dai processi industriali, il rifiuto rappresenta un costo in più. Per cui l’ottimizzazione del ciclo produttivo e la riduzione dei rifiuti è nell’interesse di chi produce. Questa è l’elemento che dovrebbe far sì che questo famoso disaccoppiamento si possa raggiungere”.
(Agenzia Dire)