Decarbonizzazione, economia circolare, digitalizzazione: così le utilities italiane generano valore e contribuiscono alla transizione ecologica

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Il valore economico generato e distribuito agli stakeholder dalle utilities italiane nel 2020 è stato di 11 miliardi di euro, in crescita rispetto all’anno precedente. Anche in un anno pandemico, non si sono fermati gli investimenti: 4,5 miliardi di euro (oltre il 14% dei ricavi), di cui oltre 600 milioni nella decarbonizzazione, quasi 300 milioni di euro nella digitalizzazione e più di 180 milioni nell’economia circolare. Sono alcuni dei dati che emergono dal Report di Sostenibilità “Le Utilities italiane per la transizione ecologica e digitale 2021”, predisposto dalla Fondazione Utilitatis per conto di Utilitalia, la Federazione delle imprese di acqua, ambiente ed energia. Le associate che hanno risposto all’indagine – e che rappresentano il 78% dei ricavi complessivi e l’83% degli addetti del settore – interessano 37 milioni di italiani per il servizio idrico, 24 milioni per i servizi ambientali, 12 milioni per la distribuzione di gas e oltre 6 milioni per la distribuzione di energia elettrica.
Il valore economico generato e distribuito agli stakeholder dal settore – si osserva nel rapporto – è di 11 miliardi di euro. Questo valore tiene conto di quanto distribuito ai lavoratori, agli azionisti, alla Pubblica Amministrazione, ai finanziatori, alle comunità locali e reinvestito in azienda. A questo valore si sommano ulteriori 9 miliardi di spesa verso i fornitori, di cui quasi 5 miliardi verso fornitori locali. Per quanto riguarda la digitalizzazione, gli investimenti sono stati pari a 287 milioni (contro i 342 milioni del 2019); oggi il 32% delle reti idriche risultano distrettualizzate, mentre i contatori intelligenti del gas sono circa il 68% dei contatori installati. L’obiettivo di decarbonizzazione è fondamentale per le imprese associate: gli investimenti ammontano a 603 milioni (erano 450 nel 2019) e numerosi sono gli esempi concreti: dall’energia prodotta da fonti rinnovabili (46%) agli oltre 6mila mezzi a basso impatto ambientale (22% del totale, in crescita rispetto al 2019), principalmente utilizzati per la raccolta dei rifiuti. Gli investimenti in economia circolare, seppure in calo, sono pari a 182 milioni, con un tasso di riciclo che arriva al 91% (in miglioramento rispetto al 78% nel 2019) che indica un maggiore recupero di materia avviata a riciclo e un tasso di recupero dei fanghi che supera l’87% (anche questo valore in miglioramento rispetto al 69% nel 2019). Cresce l’integrazione della sostenibilità nel business: il 56% delle aziende associate pubblica – anche in assenza di obblighi normativi – un rapporto di sostenibilità, il 16% ha previsto una struttura dedicata alla sostenibilità e il 41% ha inserito degli obiettivi espliciti di sostenibilità all’interno del Piano industriale. Nell’ambito specifico della salute e alla sicurezza sul lavoro, si rileva che il 70% delle aziende monitora i near miss (i mancati incidenti), mentre sul fronte della parità di genere si registra una percentuale di donne nei consigli di amministrazione pari al 35%.
“I risultati – osserva la presidente di Utilitalia, Michaela Castelli – confermano come gli investimenti per la decarbonizzazione, la circolarità e la digitalizzazione, unitamente alla capacità di generare valore nei territori, rappresentino, anche in un anno pandemico, i capisaldi che orientano l’azione delle utilities. Le nostre imprese giocano un ruolo centrale nella ripartenza del Paese e nella transizione ecologica, generando valore per gli azionisti, innovando i servizi resi a cittadini, imprese ed enti locali, e assicurandone al contempo la qualità e la continuità”.
Tra le imprese censite, un focus è stato dedicato alle 15 tra di esse che hanno dimostrato una maggiore attenzione alla sostenibilità: le abbiamo chiamate “Utilitalia 15” e contano circa 25 miliardi di euro di ricavi. La seconda parte del rapporto è dunque dedicata alla valutazione delle performance nei settori dell’acqua, dei rifiuti e dell’energia delle aziende “Utilitalia 15”, rispetto a diversi parametri di riferimento. Nel caso dell’acqua, le perdite percentuali di rete in Italia si assestano al 40%, dato che scende al 35% nel caso delle “Utilitalia 15”; mentre per la quota di fanghi da depurazione smaltiti in discarica si passa dal 13% del dato medio nazionale al 10% per le migliori 15 aziende. Per quanto riguarda i rifiuti, la raccolta differenziata delle aziende più votate alla sostenibilità raggiunge il 68% (contro una media italiana del 63%), mentre lo smaltimento in discarica crolla al 6% (media italiana 20%). Sul fronte dell’energia, gli investimenti per abitante delle “Utilitalia 15” sono passati tra il 2019 e il 2020 da 74 a 91 euro per abitante, mentre gli smart meter gas in esercizio sono passati dal 70% al 73%. Per Castelli “questi dati evidenziano che gli investimenti nella sostenibilità non sono solo fondamentali nel percorso verso la transizione ecologica, ma ormai assicurano anche migliori performance aziendali a vantaggio delle comunità servite. L’impresa oggi, per essere competitiva, deve necessariamente essere innovativa e sostenibile. E il comparto delle utilities ha ormai intrapreso con decisione questa strada”.
Per Stefano Pareglio, presidente della Fondazione Utilitatis, “il rapporto è un’ulteriore testimonianza della rilevanza delle utilities per il progresso del Paese e per la vita quotidiana di cittadini e imprese. Compito della rinnovata Utilitatis è quello di contribuire a far maturare questa evidenza, mediante indagini, studi, ricerche destinati ai diversi interlocutori delle associate”. Con questa edizione il Report di Sostenibilità delle imprese associate a Utilitalia è stato rinnovato grazie al lavoro svolto da una apposita Task Force (Accountability), partecipata da 20 associate, e costituita nell’ambito del Piano di Utilitalia per la Transizione.

(comunicato Utilitalia)