Biowaste, Centro Studi CIC: in Italia raccolte 7,25 milioni di tonnellate di rifiuti organici

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Il Centro Studi del Consorzio Italiano Compostatori (CIC) a partire dal Rapporto Rifiuti Edizione 2023 dell’ISPRA, ha elaborato e analizzato i dati per raccontare l’andamento della produzione e della raccolta dei rifiuti a matrice organica in Italia.

In Italia, nel 2022, sono state raccolte 7,25 milioni di tonnellate di rifiuti organici considerando la frazione umida (5,46 milioni di tonnellate) e verde (1,79 milioni di tonnellate), registrando una diminuzione di circa 144.000 tonnellate rispetto al 2021.

Considerando il totale di rifiuti a matrice organica (frazione umida, verde, fanghi civili ed agroindustriali e altro) complessivamente trattati negli impianti italiani, si stimano invece 8,35 milioni di tonnellate di rifiuti, circa 55.000 tonnellate in più dell’anno precedente: di questi, il 60% è costituito da frazione umida, il 20% da verde, il 14% da fanghi di depurazione e il restante 8% da rifiuti dell’agroindustria.

Dalla trasformazione dei rifiuti a matrice organica, sono state ottenute circa 1,9 milioni di tonnellate di compost e 409 milioni di metri cubi di biogas. 

Il biowaste inoltre si conferma un settore fondamentale per l’economia del Paese e nella lotta alla crisi climatica, con i rifiuti organici che rappresentano oltre il 38% dei rifiuti urbani raccolti in modo differenziato.

Tuttavia il CIC segnala una serie di criticità relative al settore che devono essere affrontate con urgenza: in particolare, bisogna intervenire sull’implementazione delle raccolte differenziate dell’umido su tutto il territorio italiano, migliorare la qualità di quanto raccolto e direzionare correttamente gli investimenti nel settore per arginare gli effetti di una sovra capacità impiantistica.

I rifiuti organici (umido e verde) rappresentano oltre il 38% dei rifiuti urbani raccolti in modo differenziato, confermandosi la prima frazione raccolta per abbondanza relativa. Tuttavia, si sottolinea come la raccolta differenziata della frazione umida negli ultimi anni abbia rallentato fortemente la crescita.

Con una raccolta differenziata pari a circa 5.457.000 tonnellate, la frazione umida si allinea sostanzialmente al dato del 2021, con una flessione di 4.400 tonnellate in valore assoluto, ma con un modesto aumento di 0,1 kg/ab in termini di intercettazione pro capite, raggiungendo quindi i 92,7 kg/ab.

Inoltre, cresce la popolazione coinvolta: considerando i comuni in cui la raccolta raggiunga almeno una intercettazione di 50 kg/ab, nel 2022 si supera il 90% della popolazione nazionale.

A fronte di una stabilità complessiva della frazione umida, il CIC evidenzia il rilevante calo della raccolta differenziata della frazione verde, che registra rispetto all’anno precedente un -139.000 tonnellate, proseguendo un preoccupante trend. Oltre il 90% del calo è imputabile alla macroarea del Nord Italia, con in testa la Lombardia che registra nel 2022 una minore intercettazione rispetto al 2021 di ben 73.000 tonnellate.

In Italia il riciclo dei rifiuti organici nel 2022 è stato affidato a 357 impianti di trattamento biologico, uno in più rispetto all’anno precedente, autorizzati a trattare circa 12 milioni di ton/anno di rifiuti a matrice organica, oltre 750.000 mila ton/anno in più del 2021. Il totale dei rifiuti a matrice organica trattati ammonta a circa 8,35 milioni di tonnellate, circa 55.000 tonnellate in più dell’anno precedente.

In particolare, sono 283 (10 in meno del 2021) gli impianti di solo compostaggio che producono compost. Salgono a 74 (11 in più rispetto al 2021) gli impianti che trattano i rifiuti a matrice organica mediante digestione anaerobica, in prevalenza integrati con il processo di compostaggio, per la produzione di compost e biogas. Oltre il 65% della frazione umida viene riciclata attraverso processi integrati che includono una fase di digestione anaerobica.

Dal riciclo dei rifiuti a matrice organica, nel 2022 sono state prodotte circa 1,9 milioni di tonnellate di compost, tra ammendante compostato misto (oltre 1 milione di tonnellate), ammendante compostato verde e ammendante compostato con fanghi (oltre 400mila tonnellate ciascuno). Inoltre, sono stati ottenuti 409 milioni di metri cubi di biogas, valorizzati mediante la produzione di circa 411 GWh di energia elettrica lorda, 169 GWh di energia termica lorda e 167 milioni di metri cubi di biometano (in 30 impianti) utilizzabile sia per l’immissione in rete per consumi domestici che per l’autotrazione come carburante rinnovabile, con l’obiettivo di ridurre il ricorso alle fonti fossili.

Alla luce dei dati analizzati, il CIC evidenzia una serie di criticità che il settore del biowaste dovrà affrontare nel breve e medio periodo: dalla crescita zero dell’umido raccolto al rischio concreto di sovra capacità impiantistica.

Se per il verde gli obiettivi principali nel prossimo futuro sono recuperare le quasi 250mila tonnellate di raccolte perse negli ultimi anni soprattutto nelle regioni del Nord e stimolare la crescita nelle regioni del Centro-Sud, per quanto riguarda la frazione umida il Centro Studi CIC sottolinea la necessità di puntare alla copertura delle raccolte su tutto il territorio nazionale, come previsto dalla Direttiva quadro rifiuti (2018/851). Ricordiamo che l’Italia ha introdotto già dal 1 gennaio 2022 l’obbligo di raccolta della frazione umida, anticipando di ben due anni il resto dell’Unione Europea (che l’ha fissato dal 1 gennaio 2024).
Eppure, al 2022 si rilevano ancora 675 comuni in cui non risulta essere stata attivata la raccolta differenziata della frazione umida, per un totale di oltre 900mila abitanti (il 49% circa al Sud, il 38% al Nord e il 12% nel Centro). Considerando che una Rd presso le utenze domestiche bene organizzata dovrebbe portare a intercettazioni di rifiuto pari ad almeno 50 kg/ab/anno, bisogna considerare ulteriori 853 comuni, in cui risiedono circa 4,7 milioni di abitanti, che non raggiungono tale soglia e sono pertanto suscettibili di miglioramenti significativi. È pertanto urgente implementare le raccolte differenziate dell’umido nei territori italiani in cui attualmente non vengono fatte e ottimizzare le stesse soprattutto laddove le intercettazioni risultano più basse.

Nonostante i Criteri Ambientali Minimi del MASE prevedano obiettivi massimi alle impurità fisiche, il Centro Studi CIC rileva che la purezza merceologica media della frazione umida raccolta è scesa dal 93,8% all’attuale 92,9%: la frazione umida raccolta e avviata agli impianti di trattamento presenta quindi una percentuale di materiali impropri (materiale non compatibile – MNC) pari al 7,1% del materiale conferito, il che colloca il rifiuto “nazionale” nella classe di qualità B rispetto al sistema di valutazione elaborato dal CIC.

È urgente ribadire quanto sia importante non solo la quantità ma anche la qualità del rifiuto organico raccolto in modo differenziato che sta diminuendo anche a causa dell’utilizzo ancora elevato di sacchetti non compostabili nonostante il divieto: solo un ingrediente di elevata qualità (per esempio un umido con poche impurità fisiche) può garantire un sistema efficiente, sostenibile e in grado di generare prodotti di qualità”, sottolinea Massimo Centemero, direttore del CIC. “Rammentiamo che i CAM (i Criteri Ambientali Minimi previsti dal MASE) prevedono – per le gare di assegnazione del servizio di raccolta – l’effettuazione di analisi merceologiche a carico della frazione umida e la messa in atto di azioni finalizzate a ridurre il contenuto di impurità merceologiche entro il 5%, indicazioni ministeriali purtroppo fortemente disattese”.

Il Rapporto completo è disponibile al seguente link

Fonte: CIC