Primo via libera alla legge sulla partecipazione dei lavoratori all’impresa

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DL EMERGENZE E ATTUAZIONE PNRR

Con 105 voti favorevoli, 64 contrari e un astenuto, l’Aula del Senato ha rinnovato il 26 febbraio la fiducia al Governo sull’approvazione del disegno di legge di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 dicembre 2024, n. 208, recante misure organizzative urgenti per fronteggiare situazioni di particolare emergenza, nonché per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (AS. 1384, approvato dalla Camera ) (scade il 1°marzo).

Il provvedimento sarà inviato alla GU per la pubblicazione.

Nota di lettura


INDAGINE CONOSCITIVA SUL NUCLEARE

Prosegue la rassegna sulle audizioni che si sono svolte nel mese di febbraio alle Commissioni Ambiente e Attività Produttive della Camera.

ISIN (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione)

“L’attuale dibattito sul ruolo dell’energia nucleare nel processo di decarbonizzazione, rilanciato ancor più dalla diffusione del testo del disegno di legge delega sul nucleare sostenibile, non può vedere coinvolta l’autorità regolatoria competente”. Il direttore dell’Ispettorato nazionale per la sicurezza Nucleare e la radioprotezione (ISIN), Francesco Campanella, lo dice in audizione alle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione. “Ad ISIN – in quanto Autorità regolatoria competente – spetta infatti l’obbligo di rimanere esterno al dibattito, ben focalizzato quindi sulle attività di gestione a livello nazionale del ‘nucleare di oggi’, nel rispetto delle sue caratteristiche peculiari di indipendenza e imparzialità che devono essere considerate come ‘irrinunciabili'”, spiega Campanella. “Una volta che il decisore politico avrà definito la strategia da adottare, compito dell’Autorità sarà quindi quello di farsi trovare pronta, al fine di continuare ad esercitare al meglio le proprie attribuzioni, anche all’interno degli eventuali nuovi scenari tecnologici che le saranno proposti. Per non diventare ‘collo di bottiglia’ dell’intero sistema”, precisa il direttore ISIN, “L’Ispettorato dovrà però essere messo in condizione di conoscere con congruo anticipo le scelte che si intenderanno fare, al fine di preparare al meglio il suo personale, garantendone la necessaria formazione, anche all’estero, e procedere con efficacia all’eventuale ammodernamento dei propri processi gestionali ed operativi” e “continuerà infine a proporsi quale Autorità aperta ad un dialogo aperto e trasparente tanto col sistema degli stakeholders quanto con i portatori di interesse, anche al fine di compartecipare, non solo all’evidenziazione precoce di eventuali criticità, ma anche a quella, altrettanto precoce, delle soluzioni che meglio di tutte possono risolvere tali criticità, per garantire la sicurezza nucleare del Paese, ma anche la sua competitività”, conclude Campanella. 

Alla fine dell’anno 2023 abbiamo 33mila metri cubi di rifiuti radioattivi con un incremento di circa il 9% nell’ultimo decennio dovuto perlopiù all’avanzamento del processo di decommissioning delle centrali nucleari e anche ad un aumento nell’utilizzo di tecnologie di diagnosi e cura in campo medico e di ricerca che utilizzano sostanza radioattive” – Ha poi continuato Campanella.  “Abbiamo 62 depositi temporanei, in cui sono stoccati questi 33.000 metri cubi di rifiuti, così distribuiti: il 25% al Sud, il 32% al Centro e il 43% al Nord. Oggi tutti i 62 depositi sono tutti sicuri, grazie all’azione di monitoraggio, verifica e controllo dell’ispettorato e poco. Circa la metà di questi depositi necessita solo di residuali e periodici interventi di ottimizzazione”, prosegue Campanella. “Abbiamo poi 17 impianti nucleari nazionali civili, con varie accezioni, tra cui le 4 centrali in fase di decommissioning, così distribuiti: il 20% al Sud, il 30% Centro e il 50% al Nord- dice il direttore ISIN- Questi costituiscono il campione più interessante per noi dal punto di vista di gestione della sicurezza, e vengono monitorati e verificati con attivitá di controllo e vigilanza finalizzati a garantire l’allineamento delle condizioni di sicurezza alle indicazioni delle guide tecniche dell’Ispettorato ed alle indicazioni delle linee guida internazionali”. Il censimento dei rifiuti radioattivi e la tracciabilità per ISIN “sono garantiti dall’utilizzo di ‘STRIMS’, il sistema di tracciabilità dei rifiuti radioattivi, delle materie radioattive e delle sorgenti di radiazioni ionizzanti dell’ispettorato”, conclude Campanella. 

EDISON

Sugli SMR “oggi la tecnologia non è ancora chiusa, quindi ci sono ancora dei margini di incertezza legati al costo di sviluppo di questi impianti. Però la stima preliminare di costo dell’energia si attesta interno ai 100 euro al MegaWattora piu o meno 10-15%, questa è la stima iniziale per i primi reattori”. Lorenzo Mottura, direttore Strategy, Corporate Development & Innovation EVP di Edison, lo dice in audizione alle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione. Un costo che “si confronta con il costo delle rinnovabili, ma i reattori possono lavorare più di 8mila ore l’anno mentre gli impianti rinnovabili mediamente solo per circa 2mila”, rileva Mottura, quindi ai “65 euro al MWh delle rinnovabili vanno aggiunti i costi di stoccaggio, fino ai 40 euro al MWh, più i costi addizionali per le reti di distribuzione e le reti di trasmissione: in complesso, il costo delle rinnovabili supera quello del nucleare”. Basti pensare, segnala, che “l’incentivo all’eolico offshore è 184 euro al MWh”. Detto questo, “ci aspettiamo che con l’aumento del numero di impianti prodotti, per cui e necessaria una partnership europea, il costo di 100 euro al MWh dovrebbe scendere dopo i primi anni”, auspica Mottura. Per una stima sugli AMR “stiamo ancora studiando” ma “i costi di riciclo del combustibile sono molto elevati”, conclude il direttore Strategy, Corporate Development & Innovation EVP di Edison.  

Sugli SMR “oggi la tecnologia non è ancora chiusa, quindi ci sono ancora dei margini di incertezza legati al costo di sviluppo di questi impianti. Però la stima preliminare di costo dell’energia si attesta interno ai 100 euro al MegaWattora piu o meno 10-15%, questa è la stima iniziale per i primi reattori” – ha poi continuato Mottura.  Un costo che “si confronta con il costo delle rinnovabili, ma i reattori possono lavorare più di 8mila ore l’anno mentre gli impianti rinnovabili mediamente solo per circa 2mila”, rileva Mottura, quindi ai “65 euro al MWh delle rinnovabili vanno aggiunti i costi di stoccaggio, fino ai 40 euro al MWh, più i costi addizionali per le reti di distribuzione e le reti di trasmissione: in complesso, il costo delle supera quello delle rinnovabili”. Basti pensare, segnala, che “l’incentivo all’eolico offshore è 184 euro al MWh”. Detto questo, “ci aspettiamo che con l’aumento del numero di impianti prodotti, per cui e necessaria una partnership europea, il costo di 100 euro al MWh dovrebbe scendere dopo i primi anni”, auspica Mottura. Per una stima sugli AMR “stiamo ancora studiando” ma “i costi di riciclo del combustibile sono molto elevati”, conclude il direttore Strategy, Corporate Development & Innovation EVP di Edison.

“Differentemente dalle grandi centrali, gli SMR, grazie alla taglia, possono essere utilizzati come repowering delle centrali esistenti. Ricordiamoci che entro il 2035 la gran parte delle centrali a gas arriverà a fine vita utile, quindi l’Italia è di fronte a un bivio e possono produrre oltre all’elettricità anche calore e idrogeno. In più sono modulabili ovvero possono ridurre il carico con una certa velocità per seguire la produzione delle rinnovabili”. Lorenzo Mottura, direttore Strategy, Corporate Development & Innovation EVP di Edison, lo dice in audizione alle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione. “Questi reattori saranno disponibili commercialmente a partire dall’inizio degli anni 30”, dice Mottura. Quali sono i benefici? “Se immaginiamo lo scenario PNIEC che individua una percentuale, un contributo degli Smr che va dall’11 al 22% al 2050 nel mix energetico, molteplici sono i benefici: il primo è quello di decarbonizzare il sistema energetico e di contribuire alla competitività di industria e cittadini”, spiega il rappresentante di Edison. Perché questo? “Perché sono programmabili e modulabili, sono il compagno perfetto per le rinnovabili che invece non sono programmabili e quindi consentono di ridurre i costi di sistema necessari in termini di stoccaggio dell’energia e di reti di trasmissione oltre alle reti di distribuzione sul territorio, che sono necessari in uno scenario 100% rinnovabili”, prosegue Mottura. Quindi tali reattori “riducendo i costi del sistema contribuiscono a ridurre quello che è il prezzo finale dell’energia che si compone del costo di produzione ma anche di tutti gli oneri di sistema che ovviamente i clienti finali pagano. Infine permettono di decarbonizzare il settore hard to abate”, precisa Mottura.

 I reattori nuclòeari “contribuiscono alla sicurezza energetica e all’indipendenza tecnologica perché consentono di ridurre significativamente la dipendenza dal gas e quindi la volatilità dei prezzi indotta dagli eventi geopolitici che caratterizzano il prezzo del gas, hanno bisogno di un decimo delle materie critiche rispetto alle fonti rinnovabili a parità di energia prodotta ed è una tecnologia che è in sviluppo in Europa. E quindi come sovranità tecnologica europea questo è un elemento importante”, prosegue Lorenzo Mottura, direttore Strategy, Corporate Development & Innovation EVP di Edison. “Infine contribuiscono allo sviluppo economico e industriale del paese perché possono valorizzare le competenze nella supply chain italiana sia come know how sia come realizzazione e questo sia per l’Italia sia per l’export- dice Mottura- abbiamo stiamo cmiliardi di euro di valore aggiunto dal 2035 al 2040 e 120 mila posti di lavoro tra indotto e diretti che possono essere abilitati”. Gli SMR” possono essere utilizzati in due modi, quello classico delle centrali nucleari, un funzionamento solo elettrico: producono energia elettrica e va a beneficio a livello nazionale di industria e cittadini. A questo punto le implicazioni sul territorio sono trovare requisiti adatti per gli SMR: disponibilità di acqua, poca in realtà perche basta quella di una torbuna a gas a ciclo combianto”, spiega il rappresentante Edison. “Poi c’è la sismicità, l’unica zona esclusa è a livello 1 quindi gran parte dell’Italia è utilizzabile con gli SMR, e una disponibilità di rete elettrica. Si può immaginare quindi di riutilizzare i vecchi siti nucleari”, dice Mottura.

“Ma la parte più interessante che li differenzia dai grandi reattori nucleari è la co-generatività resa possibile dalla sicurezza, si può immaginare di realizzare Smr che oltre a produrre energia elettrica e immetterla in reta producono i vettori di calore che possono essere utilizzati per fare la decarbonizzazione del settore termico dei distretti industriali”, prosegue Lorenzo Mottura, direttore Strategy, Corporate Development & Innovation EVP di Edison. “Quindi collocare gli Smr nei pressi dei distretti industriali è un’opportunità di decarbonizzazione per le industrie energivore, questo è punto importante da indirizzare con attenzione e in collaorazione con il territorio”, prosegue “Altro elemento importante in termini di accettabnilità è la minimizzazione dei rifiuti nucleari: questo è possibile grazie alla complementarità tra SMR e AMR ovvero reattori di generazione 3+ gli SMR e quelli di IV generazione gli AMR come quelli al piombo reattori di piccola taglia con un processo di fissione in grado di utilizzare il combustibile esausto delle generazioni precedenti”, dice Mottura. “Per chiudere il ciclo del combustibile è necessario fare scala a livello europeo perche se guardiamo lo scenario solo Italia e immaginiamo 15 SMR per arrivare agli obiettivi del PNIEC ne bastano 15 o 20c di taglia 400 MW, per 15 smr mi servono 5 AMR per chiudere il ciclo del combustibile, un rapporto 1 a 6 tra le due tecnologie: questo numero se guardo solo all’Italia rischia di non essere sufficiente per gestire quelli che sono i costi di riciclo del combustibile, ma è fattibile a livello europeo. È fattibile a livello europeo ed è importante quindi pensare subito in chiave europea tutto il sistema a partire dalla scelta tecnologica degli SMR”, dice il direttore Strategy, Corporate Development & Innovation EVP di Edison. Edison ha “l’ambizione di realizzare due impianti SMR entro il 2040 e coerentemente con questo abbiamo fatto una serie di accordi di collaborazione con Ansaldo Energie e Ansaldo Nucleare per lo sviluppo del nuovo nucleare in Italia e all’estero, con Federacciai per lo sviluppo di SMR che possano indirizzare anche in modalità cogenerativa i bisogni dei clienti industriali ma anche per trovare dei meccanismi per poter importare nel transitorio energia nucleare dalla Francia a supporto degli energivori. Con l’ENEA per studiare sistemi di sicurezza passivi, con il Politecnico di Milano per sviluppi di formazione congiunta e partecipiamo alla piattaforma nazionale alla Smr industrial alliance e al progetto industriale di Confindustria”, conclude Mottura.

ENEL

 In Italia per quel che riguarda l’energia “il contesto strutturalmente è corto, importiamo energia dall’estero, previsto un aumento dei consumi nei prossimi anni per il cambiamento dei consumi, l’elettrifcazione e l’arrivo di nuovi data center”, mentre “di contro la produzione interna diminuirà per il phase-out degli impianti termici che non potrà essere completamento compensato dalle fonti rinnovabili, di per sè volatili”. Nicola Rossi, responsabile Innovazione di Enel, lo dice in audizione alle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione. “Nel breve periodo bisogna continuare a sviluppare le rinnovabili, anche in un percorso che veda processi autorizzativi più semplici ma, in un orizzonte di medio-lungo periodo, vediamo la necessità di una capacità di baseload che sia in grado di garantire l’adeguatezza e la flessibilità del sistema elettrico italiano, un ruolo oggi svolto dalle centrali a gas. Il nucleare potrà rappresentare un adeguato sostituto evitando emissioni”, spiega Rossi. “L’opzione crediamo siano gli SMR di III generazione, per la loro maturità tecnologica e perché il modello ha la capacità di superare le criticità degli impianti di grande taglia”, segnala il responsabile Innovazione di Enel, in “un percorso che venga accompaganto da supporto istituzionale, soprattutto nella prima fase in cui primi impianti andranno supportati”. C’è poi “un tema di derisking finanziario che va assolutamente preso in considerazione, semplificazione e omogenietà regolatoria, anche a livello europeo, e un tema di stabilità nel tempo, perché si tratta di percorsi che richiedono roadmap da 10-15 anni e per cui servono condizioni di continuità”, aggiunge.(

 “Con gli Small Modular Reactor si potranno superare molte criticità di cui ha sofferto il nucleare in questi anni”, spiega Nicola Rossi, responsabile Innovazione di Enel, “si stanno sviluppando e saranno disponibili all’inizio degli anni 30”. I reattori “hanno un target da 3-5 milioni di euro a MegaWatt come costo capitale che consente di competere ed integrare la generazione di fonti rinnovabili”, prosegue. Enel “ha una forte esperienza sul nucleare sia per l’esercizio di impianti, abbiamo 6,3 GigaWatt di potenza installata in Spagna, sia nella costruzione di impianti” oltre al ruolo in Slovacchia e partecipando a piattaforme ricerca mettendio a disposizione le proprie competenze, dice Rossi. “La nostra visione è una staffetta tecnologica, quindi un percorso di riavvicinamento al nucleare che necessariamente deve focalizzarsi, nella prima fase, sui reattori SMR di terza generazione avanzata. Una tecnologia in avanzata fase di sviluppo con 80 progetti a livello mondiale, alcuni autorizzati, che potrà trovare una prima applicazione agli inizi degli anni 30 continuando a studiuatre per la 2^ e 3^ ondata, come la IV generazione e la fusione”, segnala il responsabile Innovazione di Enel. “La newco di cui si è parlato e di cui siamo tra gli attori e promotori avrà come obiettivo, focalizzandosi sugli SMR di III generazione, quello di valutare l’applicabilità tecnica ed economica di questa tecnologia nel contesto italiano”, spiega Rossi, “andando a selezionare le piu promettenti, customizzandole sul nostro contesto e sui requisiti specifici del nostro Paese, ottimizzandone i costi e andando a favoririre definire il contesto regolatorio. Una volta valutata la fattibilità del percorso, questa prima fase avrà una durata di due o tre anni”. (Agenzia Dire).


LEGGE DI DELEGAZIONE EUROPEA 2024

Con 81 voti favorevoli, nessun contrario e 60 astenuti l’Aula del Senato ha approvato il 27 febbraio in prima lettura e con modificazioni il ddl recante delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l’attuazione di altri atti dell’Unione europea – Legge di delegazione europea 2024 (AS.1258-A Governo).   

Testo approvato

Nota di lettura


DECRETO MILLEPROROGHE

Con 165 voti favorevoli, 105 contrari e 3 astenuti, l’Aula della Camera ha approvato il 20 febbraio, definitivamente, il disegno di legge di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 202, recante disposizioni urgenti in materia di termini normativi (AC. 2245, approvato dal Senato) (scade il 25 febbraio), sul quale il Governo aveva posto la questione di fiducia. 

Nella seduta del 19 febbraio la sottosegretaria per i rapporti con il Parlamento Giuseppina Castiello ha accolto alcuni dei 108 ordini del giorno presentati.

Il provvedimento è stato pubblicato in G.U. il 25 febbraio.

Sul provvedimento, è intervenuta in settimana la CNA. “È necessario aprire con urgenza un tavolo con il governo sull’obbligo delle polizze contro i rischi catastrofali e le calamità naturali”. È quanto chiede la CNA dopo l’approvazione definitiva del decreto Milleproroghe con il mancato accoglimento da parte dell’esecutivo degli emendamenti trasversali per una proroga. “Il termine del 31 marzo – afferma la CNA – non è praticabile, tanto più che ancora manca il decreto per le regole attuative dell’obbligo di polizza. Quasi 4 milioni di imprese potrebbero avere a disposizione al massimo un mese per sottoscrivere i contratti. La richiesta di proroga era motivata dagli elementi di incertezza e dalle carenze della legge. A titolo di esempio le imprese dell’Isola d’Elba che hanno riportati danni nei giorni scorsi a causa del maltempo non avrebbero avuto alcun indennizzo in quanto la pioggia non rientra nei fenomeni coperti dalle polizze obbligatorie. Manca ancora il portale a cura dell’Ivass per confrontare le varie offerte e consentire così alle imprese di essere nelle condizioni di sottoscrivere polizze efficaci nella piena consapevolezza. Il confronto con il governo serve inoltre per definire un sistema di polizze che sia efficace in termini di coperture e con costi che tengano conto del principio di mutualità”. (Agenzia Dire).


PDL PARTECIPAZIONE LAVORATORI ALL’IMPRESA

Con 163 voti favorevoli, 40 contrari e 57 astenuti, l’Aula della Camera ha approvato il 26 febbraio, in prima lettura, la pdl recante La partecipazione al lavoro. Per una governance d’impresa partecipata dai lavoratori (AC. 1573-A iniziativa popolare).  

Ecco una sintesi per punti della proposta di legge.

Partecipazione gestionale:

  • Sistemi di governance duale:
    • Possibilità di partecipazione di rappresentanti dei dipendenti al consiglio di sorveglianza, se previsto dai contratti collettivi.
  • Società senza sistema dualistico:
    • Possibilità di partecipazione di amministratori rappresentanti dei dipendenti al consiglio di amministrazione e al comitato per il controllo sulla gestione, se previsto dai contratti collettivi.
  • Modifiche in commissione e aula:
    • Soppresso l’obbligo per le società a partecipazione pubblica di integrare il Cda con un amministratore individuato dai dipendenti.
    • Approvato emendamento che fa riferimento ai contratti dei sindacati comparativamente più rappresentativi.

Partecipazione economica e finanziaria:

  • Distribuzione degli utili:
    • Nel 2025, imposta sostitutiva del 5% su almeno il 10% degli utili distribuiti ai lavoratori, entro il limite di 5.000 euro lordi, se previsto da contratti aziendali o territoriali.
  • Piani di partecipazione finanziaria:
    • Possibilità di attribuzione di azioni in sostituzione di premi di risultato.
    • Nel 2025, esenzione fiscale del 50% sui dividendi derivanti dalle azioni attribuite in sostituzione del Pdr, fino a 1.500 euro annui.

Partecipazione organizzativa:

  • Commissioni paritetiche:
    • Possibilità di istituzione di commissioni paritetiche per proposte di miglioramento e innovazione.
  • Referenti aziendali:
    • Possibilità di prevedere figure di referenti per formazione, welfare, politiche retributive e qualità dei luoghi di lavoro, in attuazione di contratti collettivi.
  • Piccole imprese:
    • Favorire forme di partecipazione dei lavoratori all’organizzazione delle imprese con meno di 35 dipendenti, anche tramite enti bilaterali.

Partecipazione consultiva:

  • Consultazione preventiva:
    • Possibilità di consultazione preventiva delle rappresentanze sindacali o dei rappresentanti dei lavoratori sulle scelte aziendali, tramite commissioni paritetiche o enti bilaterali.

Foto di Bernd 📷 Dittrich su Unsplash

QUESTION TIME/INTERROGAZIONI

ALLUVIONE. ‘PIANO MARSHALL’ EMILIA-R.? MUSUMECI FRENA E CITA CONSUMO SUOLO

RANDO (PD) CHIEDEVA “PIÙ RISORSE” DOPO 4 CALAMITÀ IN MENO DI 2 ANNI (DIRE) . – “Non possiamo accontentarci di una gestione dell’emergenza giocata con finalità politiche: l’Emilia-Romagna ha subito quattro alluvioni in meno di due anni e ancora non c’è traccia né di un ‘piano Marshall’ contro il dissesto idrogeologico, né di misure strutturali di prevenzione”. Così la senatrice modenese Enza Rando, della segreteria nazionale Pd, intervenendo in aula in replica su un’interrogazione al ministro per la Protezione civile Nello Musumeci. Ma quest’ultimo ha chiarito, rispondendo in aula sull’Emilia-Romagna: “Siamo naturalmente ben attenti a collaborare con il commissario delegato. Ricordo che in quella stessa Regione opera già un Commissario straordinario nominato dal Governo, proprio per procedere alla ricostruzione. Mi preme, però, dire, senza alcun tono polemico, che gli interventi- va al punto il ministro- non vanno fatti in condizione di emergenza. Gli interventi prioritari e di prevenzione strutturale vanno operati in tempo di pace”. E c’è pure un particolare problema in Emilia-Romagna, ricorda Musumeci: “La Toscana ha ricevuto oltre 550 milioni negli ultimi 10 anni e l’Emilia-Romagna oltre 650 milioni per attività preventiva contro il dissesto. Siamo consapevoli della vulnerabilità del territorio dell’Emilia-Romagna (per carità, è sotto gli occhi di tutti), che risulta ancora più accentuata dall’eccessivo consumo di suolo. Parlo- puntualizza il ministro- del fenomeno della cementificazione che, secondo l’Ispra e la comunità scientifica, vede l’Emilia-Romagna al primo posto” fra le regioni. La legge di bilancio 2025, insiste però Rando, “non ha previsto il rifinanziamento del fondo per la ricostruzione e mancano ancora risorse fondamentali per il sostegno immediato a privati e imprese”. E la seconda delibera del Consiglio dei ministri, con almeno 26 milioni per lavori urgenti, “non è stata ancora approvata”.


DAL GOVERNO

Il decreto bollette è pronto, oggi sarà discusso in Cdm 

Estendere la platea del bonus sociale bollette, alzando la soglia Isee a 25mila euro e con un meccanismo che assicuri più risorse ai più vulnerabili; aiuti per le imprese, sia energivore sia pmi; misure per efficientare il sistema: lo scheletro del decreto bollette è pronto per il Cdm di oggi, un vertice di Governo ha sciolto gli ultimi nodi e preso le decisioni politiche, mettendo sul piatto circa 3 miliardi per un trimestre per garantire “un sostegno concreto” di fronte all’emergenza del caro-energia. Bocciata la prima bozza del provvedimento, la presidente del consiglio Giorgia Meloni ha convocato i suoi a poco più di 12 ore dal Cdm per verificare gli approfondimenti chiesti e tirare le fila. Presenti i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, il sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano, il sottosegretario per l’Attuazione del programma Giovanbattista Fazzolari, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto; collegati invece il titolare del Pnrr Tommaso Foti e il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, di rientro dal G20 finanziario in Sudafrica. Al tavolo anche il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi

Le diverse ipotesi, accompagnate dalle simulazioni dei tecnici, sono state discusse e vagliate, e alla fine è stata presa una decisione politica: “Verrà adottato un pacchetto di misure che va incontro alle esigenze delle famiglie e delle imprese italiane” e parallelamente il Governo continuerà a lavorare “per ulteriori iniziative di medio-lungo periodo che possano rafforzare ed efficientare il sistema nel suo complesso”. Il provvedimento, che sarà limato fino all’ultimo, stanzia circa 3 miliardi, divisi equamente tra famiglie e imprese; in particolare, per i cittadini l’ipotesi di soluzione raggiunta nel corso del vertice dovrebbe estendere la soglia Isee del bonus sociale dagli attuali 9.530 euro a 25mila. Dovrebbe inoltre essere previsto un meccanismo a scaglioni in base al quale le fasce Isee più basse riceveranno un aiuto più consistente: chi ha fino a 9.530 euro di Isee dovrebbe ricevere il bonus attuale e il nuovo, mentre da 9.530 a 25 mila solo il nuovo contributo. 

Per quanto riguarda le aziende, le risorse dovrebbero andare ad aiutare per metà le energivore e per metà le Pmi. La scelta di limitare gli aiuti a 3 mesi sarebbe suggerita anche dalle simulazioni che prevedono, anche sulla spinta di una possibile pace in Ucraina, un calo del prezzo del gas in estate. Gli aiuti andranno ad “almeno 8 milioni di famiglie”, fa sapere Armando Siri, consigliere per le politiche economiche del vicepremier Matteo Salvini e coordinatore dipartimenti Lega. Sulla proroga delle concessioni idroelettriche si tratta, anche se l’intervento potrebbe arrivare in un secondo momento. Previste anche misure di riduzione dell’onere fiscale e per la trasparenza delle offerte al dettaglio. Sul tavolo del Cdm, convocato per 11.30, è in arrivo anche il disegno di legge delega sul nucleare sostenibile. (Nomos).

Sul tema è intervenuta anche Utilitalia, che “condivide l’iniziativa del Governo che punta a sostenere i clienti domestici e le piccole e medie imprese alle prese con la crescita degli attuali costi dell’energia.
Consapevoli della necessità della massima trasparenza verso i consumatori, le Utility hanno anche ampiamente scelto formule di offerte volte a stabilizzare ea rendere prevedibile la spesa in agenda ai clienti finali. Come evidenziato dal Monitoraggio sui mercati della vendita, aggiornato da Arera lo scorso gennaio, circa il 41% delle offerte rivolte sia ai clienti domestici che a quelli non domestici del settore elettrico sono a prezzo fisso: ciò a testimonianza del ruolo centrale delle utilità per la stabilizzazione dei prezzi. Dall’analisi è emerso che nel mercato libero sono presenti anche offerte più convenienti dei servizi di tutela, sia a prezzo fisso che a prezzo variabile, sia per il settore elettrico che per il settore del gas. Le imprese associate a Utilitalia, inoltre, già da tempo hanno messo in campo azioni a tutela dei propri clienti attraverso rateizzazioni e dilazioni dei pagamenti delle fasce dei clienti che ne manifestano la necessità, e favorendo inoltre l’accesso ai bonus energetici: tale iniziativa sarà ulteriormente rafforzata qualora i provvedimenti del Governo dovessero allargare la fascia di cittadini interessati. In questo contesto, Utilitalia ritiene che le energie rinnovabili possano svolgere un ruolo significativo nel contribuire a contenere i prezzi finali dell’energia. Di conseguenza è prioritario accelerare la realizzazione degli impianti FER semplificando i processi autorizzativi, rendendo operativi o accelerando l’approvazione dei provvedimenti già predisposti (Dm Aree Idonee e TU Autorizzazioni Amministrative). Sempre nell’ottica di stabilizzare i prezzi dell’energia, Utilitalia ritiene particolarmente utile attribuire al GSE il compito di operare una Energy Release pluriennale sui volumi di energia prodotti da fonti rinnovabili non già diversamente contrattualizzati e su base volontaria: si tratta di volumi significativi che potrebbero essere ritirati dal GSE sulla base di procedura competitiva e rilasciata a tutti i clienti finali adottando strumenti contrattuali come i CFD.”

Rassegna parlamentare a cura di MF