In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 e celebrata ogni anno il 22 marzo, l’ ISTAT ha pubblicato un focus che riassume i principali e più recenti risultati delle indagini, elaborazioni e analisi condotte dall’Istituto su questo tema. L’obiettivo è offrire all’utente una visione integrata delle statistiche sulle acque, con particolare attenzione al territorio, alla popolazione e alle attività economiche.
Una sintesi dei dati pubblicati
- Nel 2022 in alcune aree del Paese rimane elevata la frammentazione gestionale dei servizi idrici per uso civile.
- Nel corso del 2022 i gestori dei servizi idrici per uso civile sono 2.110, di cui 1.738 in economia (82,4%), ovvero Comuni ed enti locali, e 372 gestori specializzati (17,6%).
- A seguito della riforma che nel 1994 ha introdotto il servizio idrico integrato, il numero dei gestori continua a diminuire progressivamente (erano 7.826 nel 1999). Rispetto al 2020 si registra una riduzione di 281 gestori, dovuta ad alcuni cambiamenti nella gestione che hanno interessato soprattutto le province di Como, Varese e Rieti.
- L’attuazione della riforma è tuttavia ancora incompleta e persiste una significativa frammentazione nella gestione del servizio idrico, soprattutto in Calabria, Campania, Molise, Sicilia, Valle d’Aosta e nelle province autonome di Bolzano e Trento.
- Nel 2022, il prelievo di acqua per uso potabile è gestito da 1.492 enti (-127 sul 2020): nel 79,4% dei casi si tratta di gestori in economia (1.184 enti) e nel restante 20,6% di gestori specializzati (308). Calabria (262) e Sicilia (248) sono i territori con il maggior numero di operatori attivi nell’ambito del prelievo idropotabile. Di contro, sempre nel 2022, il numero minore di gestori (4) è in Umbria e Basilicata.
- Benché in numero nettamente inferiore, gli enti gestori specializzati dominano il prelievo idropotabile poiché generalmente operano su ampie aree del territorio e su fonti di approvvigionamento rilevanti.
- Nel 2022, dei 9,14 miliardi di metri cubi di acqua prelevata per uso potabile, i 308 gestori specializzati hanno prelevato il 91% del totale (circa 8,3 miliardi di metri cubi), un dato in leggero incremento rispetto al 2020, a testimonianza del progressivo processo di accentramento nella gestione del servizio.
- I 1.184 gestori in economia sono responsabili del prelievo del 9% del volume totale, pari a circa 812 milioni di metri cubi, quasi interamente derivati da fonti sotterranee (sorgenti e pozzi).
- Nel distretto idrografico dell’Appennino settentrionale i prelievi sono gestiti quasi esclusivamente da enti specializzati, che coprono il 99% del volume, lasciando solo l’1% alla gestione in economia.
- nei distretti idrografici dell’Appennino centrale, Sardegna e Fiume Po, il prelievo è prevalentemente gestito da enti specializzati e le quote in economia variano tra il 2% e il 4%. In proporzione, la gestione in economia dei prelievi è relativamente più diffusa nei distretti idrografici della Sicilia (30%), dell’Appennino meridionale (14%) e delle Alpi orientali (12%).
- Il panorama dei gestori delle fonti di approvvigionamento per uso potabile evidenzia una marcata diversificazione a livello locale.
- La maggior parte dei gestori che si occupa dell’approvvigionamento gestisce anche la distribuzione comunale dell’acqua (1.437, oltre il 95% degli enti). A questi enti si affiancano operatori che, nel ciclo potabile, si occupano esclusivamente del prelievo accanto ai gestori di sovra-ambito e ai grossisti di acqua per uso potabile, che movimentano significativi volumi destinati ai gestori di rete, operano anche piccole gestioni che amministrano fonti idriche più limitate, poi convogliate alla distribuzione.
- Nel 2023 sono state adottate misure di razionamento dell’acqua in un terzo dei capoluoghi di provincia/città metropolitana del Mezzogiorno.
- Un quarto della spesa per la protezione dell’ambiente nel 2022 è destinato ai servizi di gestione delle acque reflue.
Fonte: Istat – Lab e Lab