Al via la Sessione europea: Emilia-Romagna regione d’Europa

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Affrontare le emergenze del momento, la guerra in Ucraina e gli annunciati dazi americani proposti dal presidente Usa, Donald Trump, attraverso una riforma dell’Unione europea che deve passare da una distribuzione più equilibrata delle risorse e da un impiego più mirato degli investimenti. Parti sociali ed enti locali promuovono le linee guida con cui la Regione Emilia-Romagna vuole affrontare la Sessione europea 2025, ovvero il percorso per partecipare alla formazione e attuazione delle politiche dell’Unione europea.

È quanto è emerso dall’audizione nel corso della commissione Bilancio dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, presieduta da Annalisa Arletti, che ha avviato la Sessione europea 2025 in cui è intervenuto anche il presidente di Confservizi ER Gianni Bessi.  Relatori Barbara Lori (Pd) e Ferdinando Pulitanò (FdI).

“È importante ricordare, soprattutto in questo anno in cui ricorre l’ottantesimo anniversario della Liberazione, che l’Unione europea, anche se non perfetta, anche se migliorabile da molti punti di vista, resta comunque l’organismo che ci sta assicurando da molti decenni pace e prosperità, in un quadro giuridico chiaro rispetto alla tutela dei diritti umani”, spiega in apertura dei lavori il presidente dell’Assemblea legislativa Maurizio Fabbri, che ricorda come “non dobbiamo dare per scontati la libertà e la democrazia conquistati a caro prezzo dalle generazioni precedenti ed è nostro dovere impegnarci affinché questo ambizioso progetto, nato dalle ceneri di un’Europa martoriata dalla seconda guerra mondiale, continui a perseguire dentro e fuori i propri confini un futuro senza guerre e dittature, un’economia più sostenibile e più giusta, una società senza discriminazioni”.

La presidente Arletti sottolinea come “questo è un momento di grandi sfide a livello europeo. L’Unione europea necessita di coesione e compattezza su diversi temi per cercare di continuare a creare valore per il mondo intero, dal punto di vista economico ma anche sociale e politico. La Regione ha un ruolo importante nel dialogare e definire le priorità di attuazione del programma di lavoro della commissione europea. L’udienza conoscitiva è certamente un momento di ascolto importante delle istanze degli stakeholder che le istituzioni regionali dovranno tradurre in azioni concrete per i cittadini, cercando di portare un po’ di Emilia-Romagna in Europa. Una sfida non semplice ma più che mai necessaria per cercare di incidere sulle scelte del futuro”.

“Lavoriamo per costruire una risoluzione conclusiva sulla Sessione europea che raccolga tutte le sollecitazioni che riceveremo utili per il nostro lavoro: l’obiettivo deve essere raggiungere un modello di sostenibilità equa”, spiega Lori, mentre Pulitanò ricorda come “tra le nostre priorità ci devono essere il tema della demografia, l’intelligenza artificiale, la difesa comune e lo sviluppo economico”.

“Vogliamo capire ancora di più quale contributo può dare l’Ue all’Emilia-Romagna e quale contributo in più può dare l’Emilia-Romagna all’Ue”, spiega Maurizio Molinari, Responsabile dell’Ufficio a Milano del Parlamento europeo, che sottolinea come “è sbagliato contrapporre la svolta green con lo sviluppo industriale perché non c’è sviluppo industriale senza politiche green e viceversa”.

Il compito di illustrare gli obiettivi europei di viale Aldo Moro spetta all’assessore al Bilancio Davide Baruffi che ricorda come “l’Emilia-Romagna è Regione d’Europa per scelta, una scelta che risale al suo primo presidente, Guido Fanti. Vogliamo rafforzare un’Europa di Regioni dove si punta sull’innovazione tecnologica, la coesione sociale, lo sviluppo sostenibile. Come giunta siamo impegnati su molte attività, a partire da un pacchetto di semplificazione amministrativa e un rinnovo del Patto per il lavoro e per il clima”.

Per Gianni Bessi (Presidente Confservizi ER) “le strategie integrate sono parte importante  della governance che dobbiamo cercare di portare avanti per la crescita economica e sociale. Le parole chiave sono sicurezza, transizione e sostenibilità economica e sociale, e sono i pilastri fondanti dei documenti europei del febbraio scorso. Debbono essere declinate anche a medio e breve periodo, perché la complessità e l’urgenza del momento deve portare a uno sforzo. Le contrapposizioni esistono e portano a contrasti sugli aggettivi legati alla sostenibilità e alla transizione, occorre quindi puntare su strategie che entrano nei valori della comunità, creando partnership condivise”.

Sulla stessa linea Pietro Mambriani (Responsabile Area Politiche Industriali e Europa di Confindustria ER) che ricorda come “un tema prioritario è quello della semplificazione, il fatto che sia emerso per noi è un elemento positivo. Il secondo tema è quello della competitività, che cerca di portare avanti l’idea che la decarbonizzazione possa abbracciare le politiche industriali. C’è poi il tema dei costi energetici, un problema molto importante per il tessuto economico: in Italia 127% in più rispetto alla Spagna del costo energetico ed è un problema anche per le politiche europee. Infine, abbiamo lavorato con Cineca affinché le imprese possano lavorare con le tecnologie più avanzate e vogliamo intensificare questo aspetto. La sessione europea è per noi importante: potrebbe essere utile durante l’anno fare iniziative legislative per far emergere le esigenze del territorio verso il legislatore europeo”.

Dal fronte sindacale la posizione di Lorenzo Benassi (Cisl) è chiara: “Il primo capitale dell’industria sono le competenze: senza queste non si va verso l’innovazione. Bisogna prendere in considerazione il mondo della ricerca, e quindi non possiamo pensare a questa categoria come a una categoria di lavoratori precari, dobbiamo fare una tabella di marcia verso un lavoro di qualità. Sul tema della strategia europea per la migrazione e l’asilo, ci piace molto il paradigma dell’immigrazione qualificata: la formazione diventa uno strumento per integrarsi ed è un tema strategico interessante. Inoltre, bisogna agire con una road map comune per la decarbonizzazione, tornando all’idea di politiche attive per riconcepire il lavoro su uno scenario realmente decarbonizzato che valorizzi il lavoratore”.

A portare l’esperienza maturata al Parlamento europeo nel corso di questi primi mesi della nuova legislatura sono intervenuti gli eurodeputati Stefano Bonaccini (Pd), Stefano Cavedagna (Pd) e Alessandra Moretti (Pd).

“Lavoriamo per un’Unione europea della salute, per un sistema sanitario universalistico di qualità. Puntiamo anche sulla ricerca scientifica”, sottolinea Alessandra Moretti nel ricordare come questo sia strettamente legato all’eredità del Covid.

“Non possiamo far pagare la transizione ecologica alle nostre imprese, si parla molto di decarbonizzazione, ma va evitato il rischio che le imprese delocalizzino dall’Europa a zone del mondo dove non c’è la stessa sensibilità sul tema con la conseguenza che avremmo un danno economico e anche ambientale”, spiega Stefano Cavedagna, che ricorda come “dobbiamo valorizzare la nostra agricoltura e contrastare il granchio blu. Faccio notare che sull’immigrazione la linea del governo italiano sta diventando quella di molti altri stati europei”.

Per Stefano Bonaccini le linee di intervento per il futuro sono essenzialmente tre: togliere il potere di veto ai singoli Stati, ricorrere al debito comune per investimenti, visto che anche la contrarietà tedesca a questa opzione sta venendo meno, diversificare i mercati. “L’Italia rischia di essere il Paese europeo che cresce meno”, spiega l’eurodeputato Pd.

Fonte: Assemblea Legislativa Regione Emilia – Romagna