Fondi europei e Pnrr, l’Emilia-Romagna all’Ue: “Nessun accentramento dei fondi di coesione, serve collaborazione”

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Preservare l’autonomia della gestione dei fondi europei, a partire da quelli che riguardano il mondo agricolo. Le Regioni vogliono essere sempre più protagoniste del Pnrr e dei fondi europei di coesione europea in collaborazione con le altre istituzioni.

La conferma è arrivata dalla seduta del 13 novembre dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna che ha visto la partecipazione del Presidente della Regione Michele de Pascale, della presidente del Comitato europeo delle Regioni, Kata Tutto e del ministro per gli Affari Europei, il PNRR e le Politiche di Coesione, Tommaso Foti.

A fare gli onori di casa è stato il presidente dell’Assemblea legislativa Maurizio Fabbri che ha ricordato come “le diseguaglianze sono il grande male del nostro tempo. E si combattono solo se c’è il protagonismo dei territori: se questo viene inibito, salta l’impianto stesso delle politiche di coesione e di sviluppo. L’incontro di oggi con il Ministro per gli Affari Europei, il PNRR e le Politiche di Coesione Tommaso Foti e con la Presidente del Comitato europeo delle Regioni Kata Tutto è cruciale perché ci permette di ascoltare dalla loro viva voce quale direzione prenderà l’Europa dopo il 2028 e ci interroga sul suo futuro: vogliamo un’Europa che centralizza e uniforma, o un’Europa che riconosce e valorizza le autonomie e le differenze? Il nostro auspicio è quello di un’Europa che valorizzi l’autonomia e la responsabilità delle Regioni e degli enti locali, non un modello centralizzato che rischia di allontanare le comunità e ampliare le diseguaglianze sociali, economiche, territoriali, generazionali e di genere. Come Emilia-Romagna continueremo a fare la nostra parte, stimolando politiche che accorcino le distanze e restituiscano voce e strumenti ai territori, ai comuni, alle persone”. Nell’aprire i lavori dell’Assemblea, il presidente Fabbri, in linea con quanto detto da Kata Tutto, ricorda come “le Regioni hanno e avranno un ruolo importante per la gestione delle risorse europee soprattutto per impedire che passi il modello di centralizzazione dei fondi per la programmazione del budget europeo post 2027”.

Nel suo intervento, infatti, la presidente del Comitato europeo delle Regioni Kata Tutto ha ricordato l’importanza di progettare l’Europa del futuro valorizzando il ruolo delle Regioni. Una sfida che si inserisce in quello che Tutto definisce “un sistema che va verso il caos, dove aumentano tensioni e cala la fiducia. Siamo sempre più insicuri, ma dobbiamo ricordarci che abbiamo costruito l’Unione europea per avere un mondo dove le nostre popolazioni vivessero meglio e avessero migliori condizioni alimentari, lavorative, sociali”.

Per il presidente Michele de Pascale bisogna mettere al centro del sogno europeo il valore delle autonomie locali, così come è sancito dalla Costituzione italiana. “Spero che il messaggio che arriva dall’Assemblea di oggi aiuti l’Unione europea a prendere la strada giusta e non quella sbagliata sulla gestione dei fondi europei. Ieri, aprendo l’assemblea dell’Anci, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ci ha ricordato l’importanza delle istituzioni locali: un valore che deve tenere presente anche l’Ue, soprattutto perché mai come ora nel panorama politico italiano tutte le forze politiche sono legate al sogno d’Europa. Oggi nessuna forza politica chiede di far uscire l’Italia dell’Ue, ma di cambiare l’Unione europea e questo è legittimo. Ma – sottolinea de Pascale – mai come oggi le istituzioni europee sono in difficoltà. In questo scenario, purtroppo, dall’Ue arriva una proposta di gestione dei fondi di coesione europea che non condividiamo perché la proposta di Bruxelles smonta le politiche europee e le politiche pubbliche per il mondo agricolo. Oggi servirebbero molte più risorse per sostenere il mondo agricolo nel percorso di transizione che deve affrontare, invece ci sono tagli e proposte di centralizzare le politiche di coesione ignorando le peculiarità dei vari Stati europei”.

L’intervento del ministro Tommaso Foti si è concentrato sul tema dei fondi per la coesione e la politica agricola comune (PAC), in vista della programmazione finanziaria 2028-2034. “Attualmente, sui fondi per la coesione, viene ribadita la necessità di un fondo unico, ma si aprono prospettive per riportare al centro dell’azione le Regioni rispetto agli Stati”, ha rassicurato subito Foti. “E qui raccolgo il messaggio del presidente de Pascale: cerchiamo di dare forza a una posizione che difenda la politica di coesione e lasci al centro le Regioni – ha affermato -. Preservare l’autonomia nel nuovo quadro finanziario pluriennale è una strada che va perseguita fino in fondo. E se questa posizione acquista un peso e si diffonde a livello europeo, allora non è più un tentativo, ma un indirizzo chiaro”.

“Se le politiche di coesione dovessero subire una centralizzazione, noi diciamo ‘attenzione’ – ha ribadito il ministro -. Il sistema di condizionalità, per esempio anche sul PNRR, ha portato a escludere scelte per le quali ai Comuni non si è potuto dare nemmeno un euro per un ponte o una strada. E noi crediamo che sistemare una strada nelle aree interne sia un elemento di grande coesione sociale”.

Grande attenzione anche alla questione delle politiche agricole. “La PAC in un fondo unico con coesione, pesca e immigrazione c’entra poco – ha proseguito Foti –, perché è nata con un’altra storia e con altre premesse. Non solo per dare aiuto agli agricoltori sul fronte dei rimborsi, ma perché è il pilastro dello sviluppo rurale e non può essere ritenuta secondaria. Allora occorre chiedersi se l’Europa ritenga la PAC un asset fondamentale per il suo futuro”. Infine, sul PNRR, l’appello alle Regioni. “Cerchiamo di dare una accelerata a tutte quelle che sono le misure in campo, che sono tante e variegate – ha concluso -. Capisco anche la difficoltà di rendicontazione che queste misure hanno e, sul punto, credo sia necessario iscrivere all’ordine del giorno del nostro Paese il tema della capacità amministrativa. E questo è ancor più vero sui fondi diretti europei: senza capacità amministrativa, il sistema Italia non se li aggiudica”. 

Fonte: Regione Emilia – Romagna