Acqua. Pdl Daga, verso la chiusura del ciclo di audizioni. Utilitalia: “Positiva la consapevolezza sulla gestione industriale”

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Hanno chiuso il ciclo di audizioni, gli interventi di Confindustria e di Anci.

L’associazione degli industriali ha sottolineato come l”‘impostazione delle due proposte di legge metta l’impresa in contrapposizione, o addirittura in concorrenza, con l’uso della risorsa idrica per il consumo umano. Bisognerebbe valorizzare l’aspetto per cui la qualità dell’acqua richiesta dal comparto industriale, non richiedendo gli stessi standard di quella dedicata al consumo umano, ne facilita e promuove l’utilizzo anche in un’ottica di economia circolare. Inoltre, non convince il ritorno della regolazione al Ministero dell’Ambiente, a scapito dell’operato finora portato avanti dall’ARERA nel promuovere gli investimenti.”

Confindustria ha anche mostrato preoccupazione per la nascita di un Fondo nazionale per la ri-publicizzazione che non solo “non considera le implicazioni giuridiche relative ai legittimi affidamenti sui contratti di concessione, ma rischia altresì di frenare gli investimenti virtuosi nel settore.”, aggiungendo inoltre preoccupazione per il rischio di aumento dei costi.

Anci.  “Abbiamo esposto il nostro documento in un clima molto collaborativo – ha detto Enrico Stefàno, presidente della Commissione SPL dell’Anci – condividendo gli obiettivi della legge, rimarcando tuttavia che riteniamo necessario un raccordo costante con gli enti locali per garantire un percorso che possa consentire il raggiungimento degli obiettivi di legge. La posizione riportata  è frutto dunque di un lavoro condiviso tra Comuni grandi e piccoli, svolto nell’ambito della Commissione Anci.

Abbiamo evidenziato tre criticità principali. La prima riguarda i tempi del regime transitorio, oneroso ed a nostro avviso eccessivamente stretti per trasformare le società di gestione da miste a in house. C’è poi da salvaguardare l’autonomia degli enti locali nella scelta sul modello di gestione che non può essere unicamente il ricorso alle aziende speciali. Prevedere anche altre forme di gestione, con opportuni correttivi, potrebbe essere quindi un giusto compromesso. Infine, ma non per ultimo, il tema delle risorse dedicate al processo di riforma, attualmente aleatorio e poco chiaro, mentre servirebbero coperture certe e stabili, soprattutto per gli enti più piccoli”.

Sempre sul capitolo risorse, il presidente della commissione Anci ha inoltre rimarcato come “secondo alcuni studi, tutto questo processo può costare circa venti miliardi di euro e senza coperture adeguate potrebbero esserci contenziosi con le società private e sofferenze nei bilanci dei Comuni”.