Rapporto Asvis 2024: “Gli obiettivi dell’Agenda 2030 sono lontani”

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L’Italia procede su un sentiero di sviluppo insostenibile e, nonostante gli impegni presi a livello internazionale anche con la firma del Patto sul Futuro, le scelte del Paese risultano insufficienti per raggiungere
i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Dei 37 obiettivi quantitativi legati a impegni europei e nazionali,
solo otto sono raggiungibili entro la scadenza del 2030, 22 non lo sono e per altri sette il risultato è incerto. È urgente
e necessario un profondo cambiamento di approccio e di passo, mettendo lo sviluppo sostenibile al centro di tutte le
politiche, accelerando (non ritardando) le transizioni ecologica e digitale, lottando efficacemente contro le
disuguaglianze, anche territoriali, sfruttando le opportunità derivanti dalle nuove normative europee sulla sostenibilità
nelle imprese e sulla rigenerazione dei territori, e dalla modifica della Costituzione del 2022 per tutelare i diritti delle
nuove e future generazioni.

È quanto emerge dal nono Rapporto ASviS, “Coltivare ora il nostro futuro. L’Italia e gli
Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” presentato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS).

La sostenibilità non è semplicemente una questione legata all’energia o al clima, risolvibile con interventi marginali o
piccoli aggiustamenti nelle politiche pubbliche presentati come trasformazioni epocali, mentre sono spesso espedienti
di green-washing e social-washing – afferma il direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini. La costruzione dello
sviluppo sostenibile richiede una visione sistemica e la consapevolezza che ogni ritardo aumenta la portata delle crisi e
i costi della transizione. Il titolo del Rapporto di quest’anno, ‘Coltivare ora il nostro futuro’, esprime l’urgenza di operare
adesso, nonostante le difficoltà, per prenderci cura gli uni degli altri e del pianeta di cui facciamo parte attraverso
azioni concrete e trasformative, pubbliche e private, orientate ad uno sviluppo pienamente sostenibile. Per riuscirci
dobbiamo prendere sul serio gli impegni che sottoscriviamo a livello internazionale ed europeo, gli avvertimenti della
scienza, i principi della Costituzione, le aspirazioni delle persone e dobbiamo agire di conseguenza, senza esitazioni,
con il senso di urgenza che l’attuale condizione impone”.

I dati del Rapporto descrivono con chiarezza l’enorme ritardo dell’Italia nel percorso per raggiungere i 17 Obiettivi
di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 (Sustainable Development Goals – SDGs).

Tra il 2010 e il 2023, il Paese ha registrato peggioramenti per cinque Goal: povertà, disuguaglianze, qualità degli ecosistemi terrestri, governance e partnership. Limitati miglioramenti si rilevano per sei Goal: cibo, energia pulita, lavoro e crescita economica, città sostenibili, lotta al cambiamento climatico e qualità degli ecosistemi marini. Miglioramenti più consistenti riguardano cinque Goal: salute, educazione, uguaglianza di genere, acqua e igiene, innovazione. Unico miglioramento molto
consistente interessa l’economia circolare.

La situazione appare ancora più grave se si considera il divario tra le preoccupazioni della popolazione e l’azione
politica. Secondo recenti sondaggi, nove italiani su dieci sono preoccupati per lo stato degli ecosistemi e il 62% è
convinto che il pianeta stia raggiungendo pericolosi “punti di rottura” e chiede una transizione ecologica più rapida e
incisiva, mentre il 93% ritiene che l’Italia debba rafforzare i propri impegni nella lotta al cambiamento climatico. A
queste preoccupazioni si aggiunge il fatto che solo il 25% crede che le decisioni del Governo siano prese a beneficio
della maggioranza del Paese (contro una media del 39% nei Paesi G20) e solo il 21% pensa che il Governo stia operando
pensando alle prospettive del Paese a lungo termine (37% nei Paesi G20).


 

Le proposte dell’ASviS per mettere la sostenibilità al centro delle politiche

L’ASviS avanza numerose proposte e interventi “di sistema” per migliorare le politiche nazionali ed europee. L’Italia in
particolare deve attuare con urgenza la Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile, approvata dal Governo nel
settembre 2023 e poi dimenticata, e un Programma per la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile,
mettendo l’attuazione dell’Agenda 2030 al centro delle decisioni politiche. In un’epoca segnata dalla crisi climatica e
dalla crescente perdita di biodiversità è inoltre essenziale rispettare gli accordi internazionali e garantire una gestione
sostenibile degli ecosistemi. In questo contesto si inserisce la necessità di approvare una Legge sul Clima, per guidare
il Paese verso la neutralità carbonica entro il 2050. È essenziale poi dare priorità all’attuazione della Dichiarazione
sulle Future Generazioni approvata in sede Onu il 23 settembre: un impegno che dovrebbe coinvolgere
maggiormente i giovani nella vita democratica e decisionale del Paese: non solo un atto di giustizia ma una scelta
indispensabile per garantire un futuro inclusivo e sostenibile.

“L’Italia deve definire un Piano d’accelerazione nazionale per conseguire gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile,
affidandone la responsabilità direttamente alla Presidenza del Consiglio – dichiara la presidente dell’ASviS, Marcella
Mallen. – Sul fronte sociale, per ridurre le disuguaglianze è essenziale contrastare la povertà e la precarietà del lavoro,
garantire l’assistenza agli anziani non autosufficienti e redistribuire il carico fiscale. Occorre poi ottimizzare le risorse e
l’organizzazione dei servizi sanitari, mitigare l’impatto della crisi climatica sulla salute e affrontare problemi
interconnessi come il disagio psichico, le dipendenze e le violenze familiari e di genere. Di pari passo occorre
promuovere l’inclusione, potenziare i servizi per l’infanzia. È necessario inoltre aumentare l’occupazione femminile e
prevenire le discriminazioni multiple, oltre a ridurre la fragilità sul mercato del lavoro di donne, giovani e immigrati”.

Anche l’Unione Europea, nonostante l’integrazione degli SDGs nelle politiche comunitarie nella legislatura 2019-
2024, stenta a rispettare la tabella di marcia per raggiungere l’Agenda 2030. Secondo l’analisi dell’ASviS, tra il 2010
e il 2022 gli indici sintetici registrano una crescita molto consistente solo nel caso dell’uguaglianza di genere, aumenti
significativi per energia pulita, lavoro e crescita economica, e innovazione, dinamiche moderatamente positive per
dieci Goal, e peggioramenti per la qualità degli ecosistemi terrestri e la partnership. Al contrario di ciò che accade per
l’Italia, su 17 obiettivi quantitativi definiti ufficialmente dall’UE, dieci sono raggiungibili entro il 2030, solo cinque
non sono raggiungibili e per due il giudizio resta sospeso. Positivo è il fatto che la Presidente Ursula von der Leyen
abbia riaffermato l’impegno per realizzare politiche ambientali, economiche e sociali nella direzione dello sviluppo
sostenibile, nonostante il difficile contesto geopolitico, e che abbia inserito nelle lettere di missione dei nuovi
Commissari l’obiettivo di raggiungere gli SDGs di propria competenza.

“Valutiamo positivamente che gli Orientamenti politici per la legislatura 2024-2029 siano in linea con il Manifesto che
l’ASviS aveva pubblicato a maggio scorso, prima delle elezioni europee – sottolinea il presidente dell’ASviS, Pierluigi
Stefanini – e riteniamo che il programma 2025 delle attività della Commissione debba essere strutturato come un vero
e proprio ‘Piano di accelerazione trasformativa’ per il raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030, come richiesto
dal vertice ONU del settembre 2023 a tutti i Paesi. Il Green Deal europeo rappresenta un elemento irrinunciabile delle
politiche dell’Unione, così come il Pilastro dei diritti sociali. L’Italia deve contribuire positivamente alle riforme
istituzionali dell’Unione europea verso una maggiore integrazione e il rafforzamento del bilancio europeo, condizioni
necessarie per attuare quanto proposto anche nei Rapporti di Enrico Letta e Mario Draghi”.


I quattro “game changer” da cui dipende il futuro dell’Italia

Secondo l’ASviS le scelte dell’Italia sono segnate da quattro possibili “game changer” che potrebbero influenzare
profondamente il futuro del Paese. Il primo è legato alla Legge sull’autonomia differenziata che rischia di aggravare
le disuguaglianze tra territori, compromettendo la sostenibilità dei conti pubblici e il coordinamento delle politiche
necessarie per raggiungere gli SDGs. Per questo è essenziale limitare le sovrapposizioni tra Stato e Regioni, assegnando
al primo la gestione esclusiva di settori strategici come infrastrutture ed energia. Il secondo dipende dalle Direttive
europee sulla rendicontazione di sostenibilità delle imprese: una svolta per il sistema produttivo, chiamato a
garantire maggiore trasparenza e ad assumere nuove responsabilità in ambito sociale e ambientale. Il terzo deriva dal
nuovo Regolamento europeo sul ripristino della natura, che vincola gli Stati membri a ripristinare gli ecosistemi
degradati, innescando non solo miglioramenti ambientali ma anche generando nuova e qualificata occupazione,
specialmente nelle aree urbane, dove si impone tra l’altro lo stop al consumo di suolo. Il quarto scaturisce dalla
riforma della Costituzione, avvenuta nel 2022 grazie anche all’iniziativa dell’ASviS, che introduce tra i principi
costituzionali quello di tutelare l’ambiente, gli ecosistemi e la biodiversità anche nell’interesse delle future generazioni,
e stabilisce che l’attività economica non può svolgersi a danno della salute e dell’ambiente. La recente sentenza della
Corte Costituzionale (n. 105/2024) rafforza questo principio, affermando che la tutela dell’ambiente è un valore
assoluto. In questa logica, ASviS propone che la futura legislazione sia sottoposta a una “valutazione d’impatto
generazionale”. L’opportunità unica di trasformare il modello di sviluppo dell’Italia in una direzione più equa e
sostenibile dipende dalla capacità di agire rapidamente e con decisione oggi.


L’Agenda 2030 nel mondo

Come emerge dal primo capitolo del Rapporto, anche a livello globale il percorso per attuare l’Agenda 2030 è
drammaticamente incerto. A soli sei anni dalla fine del 2030, solo il 17% dei Target globali monitorati sembra
destinato a essere raggiunto, mentre per almeno un terzo dei Target si registra un arresto o addirittura un
peggioramento. Motivo per cui, le Nazioni Unite, attraverso il “Patto sul Futuro” firmato il 22 settembre, hanno
individuato 56 azioni su cui i leader mondiali di sono impegnati, riguardanti cinque aree prioritarie: sviluppo
sostenibile, finanza, pace e sicurezza, cooperazione tecnologica e rafforzamento della governance globale. Molte delle
azioni sono finalizzate a migliorare la governance mondiale, riformando l’ONU (compreso il Consiglio di Sicurezza),
l’Organizzazione mondiale del commercio e le grandi istituzioni internazionali, e riconoscendo il diritto dei Paesi
emergenti e in via di sviluppo ad assumere ruoli maggiori in esse.


La presentazione del Rapporto

Il Rapporto ASviS 2024 è stato presentato presso l’Acquario Romano durante un evento cui sono intervenuti i
presidenti dell’Alleanza Marcella Mallen e Pierluigi Stefanini, il direttore scientifico Enrico Giovannini, il ministro delle
Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, le vicepresidenti del Parlamento europeo, Pina Picierno e Antonella Sberna,
il segretario generale del Cnel, Massimiliano Monnanni, il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari, la
presidente della Crui, Giovanna Iannantuoni, il presidente del Jacques Delors Institute, Enrico Letta, la vicepresidente
della Confindustria, Lara Ponti, con la moderazione della vicedirettrice del TG1, Elisa Anzaldo.

Fonte: Asvis.it